Gattini abbandonati dentro due sacchetti: salvati da una passante

LUGO. "Sentivo questi flebili lamenti, un pianto disperato e ho guardato nel fossato, purtroppo ho capito subito cos'era successo": sono queste le parole con cui una signora di San Lorenzo, di nome Ivana, racconta quello che ha visto martedì scorso. «Per fortuna non era ancora buio e mi sono calata nel fossato raccogliendo quelle due sportine di plastica - racconta emozionata la signora -. Avrei voluto non aprirle perché sapevo cos'avrei trovato, ma dovevo farlo; c'erano tre gattini, uno era già morto». Ivana ama particolarmente i gatti avendone già sei in casa, dei quali tre erano abbandonati. Non si è quindi fatta prendere dal panico perché sapeva bene che solo lei poteva salvarli. «Davanti a quella scena straziante ho subito comprato del latte e un biberon, li ho riscaldati e ho iniziato ad alimentarli dietro consiglio della veterinaria - continua sempre più emozionata -. Questa settimana avevo dei problemi familiari, ma da lunedì mi prenderò cura di loro personalmente e li aggiungerò agli altri». In questi giorni li ha lasciati all'associazione di volontariato “I randagi della Bassa Romagna”, che si occupa di queste situazioni. «Non uccidete i piccoli appena nati, smettetela di gettarli nei cassonetti o nei fiumi - commenta con disperazione il presidente Francesco Capucci -. Da anni accudiamo cani e gatti, ma anche qualsiasi altro animale, che abbia necessità urgenti di cure e accoglienza». Sempre più spesso, soprattutto in estate, molte persone si dimenticano di voler bene ai piccoli animali domestici da cui ricevono gioie e compagnia durante l' anno. Per incuria o difficoltà economiche omettono la buona prassi della sterilizzazione, e quando nascono i cuccioli decidono arbitrariamente di sopprimerli. «Telefonateci, a qualsiasi ora, e interverremo per prenderci cura dei piccoli e della mamma - spiega Capucci -. Immaginate come può stare un animale dopo cinque giorni dal parto senza potersi liberare del latte che ha; rischia un'infezione, una mastite molto dolorosa solo per non aver permesso di allattare e prendersi cura dei suoi piccoli». L'attività dei volontari è davvero intensa e variegata, qualche volta lo strazio delle scene più agghiaccianti viene mediato dalle bizzarre immagini che vengono a crearsi. «Ci siamo occupati di numerosi gattini provenienti dalle zone terremotate dell'Aquila, successivamente dati in adozione - aggiunge Francesco Capucci -. Durante il lockdown abbiamo salvato e accudito sei ricci e due leprotti; le scene più simpatiche sono quelle coi volatili, abbiamo imboccato un picchio, sei merli e cinque rondoni, concludendo con una piccola oca di pochi giorni». «Da noi un posticino e tanto affetto ci saranno sempre - conclude -, nessuno si sentirà mai dire che non c' è più posto».

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