Gatteo, “le nostre 12 ore di fatica con “Steelman h12” a Gaeta”: l’impresa di Alberto e Michael

L’uno per soddisfare un costante bisogno “fuori dagli schemi” di adrenalina. L’altro, un po’ per sé stesso, un po’ per vocazione professionale; entrambi per dimostrare che non esistono limiti se non la propria volontà.
Nel mezzo: 4,5 chilometri di corsa tra salite e discese; 1 chilometro di nuoto in mare aperto; 5 chilometri di pagaiate sul kayak; 210 chilidi slitta da spingere e da tirare; 21 chilometri di mountain bike con 500 metri di dislivello; due blocchi di crossfit; altri 21 chilometri sul vogatore.
Tutto questo in “sole” 12 ore. Gli amici Alberto Conti, istruttore di crossfit di Sant’Angelo di Gatteo e Michael Ercolani, designer alla Cf Moto di Rimini residente a Montenovo, hanno deciso di portare la loro passione per lo sport fino all’estremo.
A fine maggio i due amici appassionati di attività fisiche ad alta intensità hanno partecipato alla gara di endurance “Steelman h12” a Gaeta.
Idea e percorso
“Steelman” è nata dall’amicizia tra i due fondatori unita al desiderio di vivere una giornata all’insegna dello sport estenuante. Con un unico imperativo: condividere la fatica. Concetto che Alberto e Michael hanno custodito, coltivato e trasformato nella risorsa vincente per resistere a quelle lunghissime 12 ore. «L’idea è nata l’anno scorso dopo aver partecipato insieme al triathlon di Cesenatico – racconta Ercolani –. È stata un’occasione che ci ha permesso di progredire in fretta in molte discipline che poi abbiamo ritrovato alla “Steelman”. Ci siamo gasati e abbiamo deciso di iscriverci». In bilico tra consapevolezza e sana follia. «Era la prima volta per entrambi – specifica Conti – ma ci ha fatto capire che potevamo spingerci oltre e così siamo entrati nel circuito della gare di forza e resistenza». Simile nei contenuti, diversa nella sostanza: «Dodici ore di lavoro, con pause di soli 30-40 minuti, sono toste». Sforzi, sudore e qualche spontanea riflessione: «Negli ultimi due blocchi della scaletta non ci stavo più dentro. Sentivo lo stomaco in gola» ammette con un sorriso strozzato Michael nonostante una notevole tradizione di mezze maratone Spartan Race alle spalle. Mezza giornata di gara cominciata, però, sette mesi prima. «Da ottobre fino a ridosso della gara ci siamo preparati con costanza – racconta –. I primi mesi singolarmente, poi da gennaio abbiamo iniziato gli allenamenti specifici in coppia». Sabato pomeriggio. A casa dal lavoro. Relax? Vasche in centro? Meglio in acqua. «Era il momento in cui simulavamo la gara – riporta Alberto –. Prima la corsa, poi il nuoto in mare anche d’inverno, kayak e gradualmente abbiamo aggiunto tutte le altre seguendo il programma “Steelman”».
Risultato
Sacrifici, pazienza, entusiasmo. Ingredienti, uniti a quelli segreti come «litri di acqua salata e disperate strategie nutrizionali per reintegrare nel tentativo di non esaurire mai la benzina» i due atleti romagnoli hanno conquistato l’11° posto su 32 squadre. Risultato che ha sorpreso entrambi. Forse, più per quello che ha lasciato. Non solo una medaglia. «La soddisfazione di ripensare a quello che hai fatto e renderti conto che molti non avrebbero avuto il coraggio di cimentarsi è la soddisfazione più gratificante» afferma ancora stupito Ercolani. Quella di Alberto verso queste inconsuete tipologie di sfide è una passione viscerale, che, a tratti, assume quasi il valore di una missione. «L’allenamento per me è sempre stato un modo per mettermi alla prova. Per capire fin dove potessi spingermi. Per uscire dalla mia confort zone. Ci sono riuscito superando il timore dell’imprevedibilità del mare e vorrei che questa mia esperienza e questa concezione divenisse, per chi ogni giorno mi segue in palestra, uno stimolo per sfidare i propri limiti. Perché sono frutto solo delle nostre convinzioni». Seneca direbbe di prendere in prestito ciò che ci manca da noi stessi. Vero, ma da e con un amico è più emozionante.