Gatteo: bracciante travolto dal treno, assolta l'azienda agricola

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«Per passare da una parte all’altra delle rotaie nei campi in cui lavoravano avevano a disposizione biciclette e scooter. Per sfruttare il vicino ponte stradale. Non c’era stata alcuna manovra da parte della proprietà per “spingere” i dipendenti ad attraversare i binari accorciando i tempi di trasferimento da un lato all’altro del terreno».

Quasi 11 anni e mezzo dopo i drammatici fatti, il giudice Marco De Leva ha assolto il proprietario dell’azienda agricola di Gatteo in cui lavorava il 29enne di origini marocchine Mohamed Dakhili. Nel maggio del 2011 era al lavoro. Attraversò i binari per raggiungere uno dei campi di proprietà di Luigino Gagliardi, in via Roncadello. Non si avvide dell’arrivo di un convoglio e venne travolto ed ucciso all’istante.

Si è concluso ieri il processo di primo grado nel quale i parenti della vittima (difesi dall’avvocato Gian Paolo Colosimo) chiedevano un risarcimento da 300 mila euro. Mentre l’accusa (rappresentata in aula dal pm Massimo Maggiori) aveva chiesto una condanna a 2 anni per omicidio colposo a carico del proprietari dell’azienda agricola: Luigino Gagliardi, difeso dall’avvocato Alessandro Sintucci.

Nell’immediatezza delle indagini svolte dalla Polfer e dal Commissariato di Cesena, ci fu uno dei braccianti al lavoro che sostenne (ribadendolo poi in aula) come quelle rotaie fossero state dotate di una passerella. Per far si che gli operai dell’azienda potessero passare a piedi da un campo all’altro, risparmiando tempo rispetto a transitare tramite un ponte stradale posto a non molta distanza. Una tesi che è stata smentita sempre davanti al giudice da altri braccianti. Che invece hanno spiegato come l’azienda avesse messo a disposizione delle biciclette e dei “motorini” per dar modo agli operai di non rischiare transitando a piedi sulle rotaie. All’epoca per le aziende con meno di 10 dipendenti non esisteva un documento di valutazione dei rischi sul lavoro. Bastava un’auto certificazione. Inoltre le foto scattate dalla polizia dopo l’incidente mortale (prodotte in aula) non evidenziavano la presenza di nessuna passerella per agevolare l’attraversamento dei binari posti tra i due campi. Questo unito al non obbligo di legge di recintare i binari in situazioni simili, ha fatto si che non siano state ravvisate colpe nel decesso del 29enne a carico della proprietà dell’azienda agricola.

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