"Gas, in inverno le bollette raddoppieranno": l'allarme della Sgr a Rimini

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Lorenzo Pastesini, direttore commerciale di Sgr, cosa determina il prezzo attuale di elettricità e gas?

«Siamo di fronte ad una tempesta perfetta. Gli ingredienti di questa situazione vanno dalle interruzioni delle forniture russe, un’estate torrida che ha aumentato la domanda superando abbondantemente quella dello scorso anno, fino ad arrivare ad una siccità mai vista che ha prosciugato i fiumi con conseguente riduzione dell’idroelettrico e riduzione del nucleare. Ne consegue una legge di mercato vecchia come il mondo: cresce la domanda nei Paesi europei, chi vende alza i prezzi, quando non taglia le forniture. Risultato: le bollette aumentano in tutta Europa. Governo e Amministrazioni hanno messo in campo provvedimenti e sostegni per farvi fronte ma è chiaro che si tratta di un argine troppo debole, pur virtuoso, rispetto a quanto sta accadendo».

Quanto costa oggi il gas?

«Il gas naturale sul mercato europeo ha un costo dieci volte superiore ad un anno fa. Ad agosto 2021 costava circa 40 cent euro/mc, oggi sulla piazza di Amsterdam si è arrivati a 250 cent euro/mc, lo scorso inverno la media è stata di poco inferiore a 100 cent euro/mc. Questo vuol dire che le bollette per il prossimo inverno saranno almeno il doppio di quelle dello scorso anno e forse ancora più alte. Gazprom ha appena comunicato un possibile rialzo del 60% nel prossimo inverno ed è evidente che si profila una stagione complicatissima per le famiglie e per le imprese. Va aggiunto lo scenario climatico, con la siccità che ha effetti collaterali immediati sulla domanda e sui prezzi conseguenti. Poi la guerra in Ucraina e tutto ciò che è connesso al dramma di quei territori».

Quanto incidono i rincari sui bilanci di famiglie e imprese?

«Incidono molto e stanno chiedendo contromisure tempestive. Ogni famiglia ed ogni impresa ha solo la possibilità di rivedere i consumi e cercare di ottimizzarli, intervenendo sugli immobili e sulla catena di produzione. Chi ha avviato in questi anni azioni per efficientare le abitazioni usando i bonus disponibili ha avuto dei vantaggi. Le imprese, a cui è intestato oltre il 70% dei consumi di energia, sono in grave crisi. Ogni giorno riceviamo telefonate di aziende in difficoltà, anche dall’ambito turistico. È una emergenza che si acuirà nei prossimi mesi, almeno queste sono le previsioni».

E sulle aziende di vendita di energia?

«Speriamo di sbagliarci, ma quanto sta accadendo mette a repentaglio la stabilità economica anche delle aziende di vendita di energia, alle prese con oscillazioni di prezzo che le indeboliscono. Siamo l’ultimo anello della catena, col problema di riscuotere il pagamento dei clienti finali, per poi riversarlo agli operatori che gestiscono la distribuzione, il trasporto, gli stoccaggi ecc., fino al produttore che quasi sempre si trova all’estero. E poi al Fisco che esige la sua quota sul costo finale del gas. Noi abbiamo le spalle larghe: siamo sul mercato da 60 anni e la proprietà ha sempre agito con lungimiranza per affrontare eventuali scenari complicati. Ma chi si trova, ad esempio, a dover affrontare problemi di liquidità o di politiche commerciali spregiudicate in presenza di costi decuplicati, è chiaro che può finire in grave difficoltà. Abbiamo messo in piedi opportunità per monitorare i consumi, soluzioni commerciali che stanno incontrando il favore dei clienti. Ma chiedere a noi la soluzione che mezza Europa rincorre, beh, non è giusto».

Molte aziende lanciano l’allarme su tenuta dei conti e rischio chiusura. Pericolo concreto?

«Difficile generalizzare, certo che le imprese che per la peculiarità della loro attività sono energivore, avranno più problemi. Questa impennata di costi fissi sta generando la revisione dei bilanci preventivi e non è difficile pronosticare aumenti di prezzo. Spero che il prossimo Governo comprenda il livello di crisi che sta per abbattersi e provveda a sostegni straordinari. Difficile vedere soluzioni differenti finché questa burrasca non si placa».

Prospettive per i prossimi mesi?

«In questo momento le previsioni sono fortemente negative ed è impossibile pronosticare la fine di questa impennata. È un tema globale, coinvolge l’Europa intera, la risposta non può che essere univoca, ma quando poi si guarda alle proprie economie i particolarismi imperano. Come essere fiduciosi assistendo a questo scenario?».

I giacimenti di gas italiani coprirebbero il bisogno nazionale per un anno o più. Perché non sfruttarli?

«C’è chi stima una disponibilità di risorse in Adriatico per circa 90 miliardi di metri cubi di gas, mentre l’Italia ne consuma circa 70. In teoria sarebbe un’ottima opportunità, ma l’estrazione è preceduta da una strada impervia di autorizzazioni ed investimenti e sarebbe anche in controtendenza rispetto alle politiche adottate in questi anni. La produzione nazionale rallenta e i giacimenti in corso di sfruttamento si stanno esaurendo. La produzione nazionale che alla fine degli anni ‘90 era di 20 miliardi di mc all’anno ora è scesa a 6 miliardi di mc/anno. D’altra parte non si fanno più investimenti per ricerche da diversi anni».

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