Gambettola, salta il finanziamento regionale per la casa di comunità nell’area Sacta. L’opposizione incalza: «Ora serve realismo»

La minoranza di centrodestra interviene sul futuro della Sacta. La grande struttura abbandonata in centro a Gambettola da decine d’anni fa discutere ed è al centro di progetti di rigenerazione urbana mai decollati. L’Amministrazione comunale aveva inizialmente ipotizzato l’insediamento di una Casa di comunità all’interno dell’edificio vincolato dalle Belle Arti, una struttura che presenta da sempre criticità tecniche e architettoniche tali da rallentare qualsiasi ipotesi progettuale concreta.

Il finanziamento mancato

«A complicare il quadro – fanno sapere dal Centrodestra - è intervenuta la notizia che la Regione Emilia-Romagna ha deciso di non finanziare tale struttura sanitaria all’interno del complesso. Di fatto, l’idea originaria è decaduta e per questo motivo l’iter è stato momentaneamente sospeso dal consiglio comunale in attesa di trovare soluzioni».

La proposta

Ora la richiesta: «Come gruppo consiliare di minoranza chiediamo che il progetto sul complesso Sacta venga portato avanti con qualche necessaria modifica, ma senza più vincolarsi a un edificio che, per limiti strutturali e vincoli storici, rischia di restare l’ennesima incompiuta del nostro territorio. L’edificio vincolato, che prossimamente diventerà di proprietà del Comune, può benissimo restare per ora in una situazione di stand-by, senza compromettere l’intero progetto di riqualificazione. In attesa di un piano realistico e finanziabile per il suo recupero, si può chiedere alla proprietà di procedere quanto prima alla messa in sicurezza dello stabile ed al ripristino della facciata, così da integrare visivamente l’immobile nel futuro contesto di rigenerazione urbana. Nel frattempo, l’Amministrazione avrebbe tutto il tempo di partecipare a bandi dedicati ad esempio al recupero di aree di archeologia industriale, strada già percorsa con successo da altri Comuni, senza gravare sul bilancio locale e mantenendo aperta una prospettiva di valorizzazione futura del bene».

«Serve realismo»

«Non si può più perdere tempo – conclude il gruppo – occorre rimettere mano al progetto, ridefinirne le priorità e guardare al futuro con una visione sostenibile e realistica. Esistono altri spazi economicamente sostenibili all’interno del complesso che possono essere valorizzati, recuperati e messi a disposizione della cittadinanza per svariate finalità».

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