Gambettola, area ex Sacta: altro stop alla metamorfosi. Sfogo dei proprietari: “E’ la sesta volta”

Gambettola
  • 20 luglio 2025

Dopo un secolo di vita in centro storico, è finito in un nulla di fatto il progetto di rinascita dell’ex tabacchificio dismesso da oltre 40 anni, sulla base di un accordo, con benefici pubblici in verde, servizi e decoro su un’area 20 mila metri quadrati. Dopo avere speso cifre enormi in progettazioni, ora è carta straccia.

Quest’anno “Sacta” festeggia cent’anni di storia, dopo aver attraversato generazioni, guerre, crisi economiche e trasformazioni urbane. È una realtà storica, nata come tabacchificio, che fino ai primi anni Ottanta ha dato lavoro a centinaia di persone. La lavorazione del tabacco richiedeva mani delicate e la manodopera era quasi tutta femminile. In un’epoca in cui l’emancipazione passava soprattutto dal reddito, quell’azienda ha rappresentato per molte famiglie di Gambettola una fonte di sostegno economico. Dopo la sua dismissione, almeno sei diverse amministrazioni comunali si sono interrogate, insieme alla proprietà, su come riutilizzare gli spazi e in tre casi sembrava vicina alla giusta soluzione. Ma ora bisogna di nuovo ripartire da capo.

L’ultimo atto

Nei giorni scorsi, è emerso che il progetto confezionato dalla precedente sindaca, Letizia Bisacchi, d’intesa con la Regione e le altri parti, non andrà in porto. Sono andate in fumo le assicurazioni di assessori regionali che, dopo vari sopralluoghi, avevano promesso fondi regionali per realizzare lì una casa di comunità, che avrebbe dato forza all’intervento di recupero. Sono cambiate le giunte sia regionale che comunale ed è arrivato lo stop ai fondi e al progetto. Ma anche nuove richieste dell’attuale amministrazione alla proprietà e alla catena italiana di supermercati che avrebbe investito per compensare lo sforzo economico.

La proprietà chiede lumi

«Ci sono alcune domande che restano senza risposta - afferma Gabriele Passerini, della “Sacta srl” - Perché, pur sapendo che la Regione non avrebbe stanziato risorse per il recupero del palazzo vincolato, si è comunque chiesto di presentare un costoso progetto? E perché oggi ci viene chiesto dalla nuova amministrazione di modificare il progetto in modo strutturale e insostenibile, al punto che il nostro partner commerciale ha abbandonato il tavolo? Che senso ha farci lavorare su qualcosa che poi viene sabotato? A questo si aggiunge l’ipotesi di un nuovo parcheggio pubblico, molto costoso, al posto di un fabbricato che avrebbe permesso di tenere in piedi il piano economico».

Segue un proposta: «Siamo pronti a donare il palazzo vincolato alla città e il verde per 4 mila metri quadrati, un valore culturale e urbanistico per tutta Gambettola».

La conclusione della riflessione è amara: «“Sacta” è una proprietà privata e ostacolare chi cerca di costruire qualcosa è contrario allo spirito della buona convivenza civile. Ci interroghiamo su una stranezza: la città è cresciuta in tutte le direzioni, solo la nostra area in centro resta immobile, come se fosse ai margini di una visione politica. Abbiamo sempre accettato i desiderata dell’amministrazione, presentato progetti, ascoltato osservazioni. Ma poi non si arriva mai alla conclusione. Ci chiediamo, con amarezza: con chi abbiamo a che fare? Dopo tutti questi decenni di disponibilità e pazienza, com’è possibile? Chi guida la cosa pubblica deve riflettere su un pezzo di identità collettiva. Noi ci siamo. Ma abbiamo bisogno di certezze, non solo di buone intenzioni».

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