Gambettola, dopo uno scompenso cardiaco corre la maratona di Madrid per dire grazie ai medici del Bufalini

Impresa a Madrid per Silvia Scrimieri. Alla maratona ha corso con una maglietta per ringraziare l’ospedale Bufalini. L’accompagnava anche il figlio che abita in Svizzera.

Passione che viene da lontano

Silvia Scrimieri ha 63 anni, è arredatrice d’interni, con un negozio in centro a Gambettola, avviato 30 anni fa, ora guidato dalla figlia Sarah. L’altro figlio è designer grafico e lavora in Svizzera. L’avventura di mamma e figlio assieme ha preso il via 12 anni fa, quando hanno aderito alla maratona di New York. Da lì sono passati poi per le maratone di Berlino, Londra, Chicago, Tokio e Boston, completando le “Six Majors” ossia le sei maratone più importanti al mondo. Domenica scorsa hanno conquistato Madrid, pur con ritmi diversi: il figlio nella parte alta della corsa e la mamma giunta appena in tempo. Ma è stato un miracolo di forza di volontà visto che non dovrebbe più dedicarsi a questo sport.

Dopo il ricovero

Domenica la partecipazione alla maratona che è stata anche una promessa mantenuta: «Due anni fa all’improvviso non riuscivo a respirare senza un apparente motivo – racconta – ricoverata all’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena, il personale del reparto Scompenso cardiaco mi ha preso in carico e curato con un innovativo metodo. Mi hanno sconsigliato di fare altre maratone. Io ho detto loro che invece avrei corso per far conoscere la loro professionalità e gentilezza. L’ospedale mi salvò e, grazie alla mia amica del cuore, Barbara Salotti, che mi ha ideato un logo, avevo fatto stampare una t-shirt che ho indossato. Si tende spesso a denigrare il lavoro dei medici ma noi in Romagna abbiamo delle eccellenze».

Impresa riuscita

A Madrid entrambi hanno rispettato i tempi e percorso i 42 chilometri e 190 metri. Seppur distaccata è stata premiata anche mamma Silvia. «Siamo partiti per Madrid venerdì scorso, con il figlio maratoneta e la figlia incinta. Non si è trattato soltanto di una partecipazione, ma del mio desiderio di mantenere una promessa di riconoscenza nei confronti del reparto e di tutto il personale del reparto “Scompenso cardiaco” dell’ospedale Bufalini».

L’inconveniente inatteso

Lunedì, il giorno in cui sarebbero dovuti ripartire, è stato il giorno del black out in tutta la Spagna. «Eravamo in un centro commerciale a mangiare. Poi si è spenta la luce. Per fortuna avevamo già pagato e con i vassoi in mano, quindi siamo riusciti a mangiare. Poi il dramma della città senza energia elettrica. Un problema raggiungere l’aeroporto in tempo. I mezzi pubblici e i taxi senza corrente non giravano più visto che con i semafori spenti e la metro ferma era tutto in tilt. Per fortuna che mia figlia incinta è riuscita a commuovere un tassista che ci ha portati in qualche modo all’aeroporto. Lunedì sera ci siamo imbarcati, siamo riusciti a tornare a Bologna e poi a casa».

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