Galeata. Violazione di domicilio, sindaco e giunta a giudizio

Forlì

Nuova puntata dell’annosa contrapposizione tra la Giunta comunale e una famiglia di galeatesi, che vive a ridosso del ponte di via Mercatale, che proprio per questa vicenda è sotto sequestro da mesi. Ieri il giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio ha rinviato a giudizio la sindaca Elisa Deo, gli assessori Cristiano Zambelli e Potito Scalzulli e il geometra Giorgio Ferretti. Per tutti l’accusa è di violazione di domicilio commessa da un pubblico ufficiale, ma per Ferretti, difeso dall’avvocato Giordano Anconelli, c’è anche il più grave reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. In aula si andrà il 3 novembre. Il Gip ieri non è entrato nel merito delle perizie, sia dell’accusa, sia della difesa di una questione molto ingarbugliata e che ha già visto denunce da parte della cittadina che si sente danneggiata nei suoi diritti, ma anche dell’Amministrazione, tutelata dall’avvocato Giulia Farneti, per le accuse ricevute dalla donna e da una familiare (in questo caso il processo è fissato il 5 luglio e la sindaca Deo sarà parte lesa). Amministrazione galeatese che rivendica la correttezza dei suoi atti e il voler difendere un bene pubblico da chi senza motivo lo ha messo in scacco. Una questione nata anni fa quando la giunta ha deciso di ricostruire il ponte di Mercatale, nell’ambito del progetto per la creazione del Parco archeologico, un ponte che rappresenta un importante collegamento tra Pianetto e Galeata. I lavori in via Mercatale hanno trovato come ostacolo l’abitazione della signora Donatella Maria Campini, difesa dall’avvocato Fabio Chiarini di Bologna, che ha presentato denuncia perché secondo lei quell’intervento sarebbe avvenuto su parte della sua proprietà, e avrebbe comportato il danneggiamento del cancello della sua abitazione e l’invasione del suo cortile. «È una strada pubblica – risponde la sindaca Elisa Deo – se quella porzione di casa ha invaso la zona pubblica, la nostra intenzione era solo quella di riprendere un bene della collettività. Sappiamo di aver agito nella maniera più corretta e abbiamo fiducia che il giudice monocratico possa darci ragione. Quello che mi dispiace è che l’azione della Procura abbia portato al sequestro del ponte che era un’importante via di passaggio per i galeatesi. Diverse denunce di quella famiglia sono state archiviate e alcuni loro atti sono stati rigettati dal Tar. L’accusa nei nostri confronti di violazione di domicilio, quando quella strada è un bene pubblico, credo sia abbastanza chiara».

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