Galeata, tamponi ai bambini che fanno la prima comunione

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GALEATA. Sette abitanti positivi al Covid-19 più un non residente ma contatto stretto di uno di loro e ancora una cittadina ricoverata da un paio di giorni nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Forlì e 26 galeatesi in isolamento precauzionale al proprio domicilio in attesa che entrambi i tamponi di controllo diano, auspicabilmente, referto negativo. Il tutto in poco più di una settimana. Basterebbe questo a mettere in serio allarme la sindaca del comune bidentino, Elisa Deo, ma il suo timore è ancora più profondo e si volge a domenica quando in paese si terrà un momento di gioia e di festa che, però, non deve assolutamente diventare occasione per allargare ulteriormente la macchia del contagio. A Galeata, infatti, 16 bambini riceveranno la prima comunione.
I tamponi
Un “pericolo”? Più che la funzione religiosa lo è il “dopo”, ma Deo vuole cautelarsi in tutto e per tutto. «Ordinanze comunali non posso farne e non posso né voglio rimandare un momento molto sentito dai nostri abitanti - afferma -, però visto quanto sta verificandosi in paese in questi ultimi giorni e considerando la mia funzione di prima autorità sanitaria di Galeata, mi sono confrontata con l’Ausl e assieme abbiamo deciso di effettuare dei controlli preventivi. Oggi in paese verrà un’unità speciale dell’Azienda per effettuare gratuitamente, su base volontaria, il tampone a tutti i bambini che domenica riceveranno la comunione. In accordo con il nostro parroco, coloro che non effettueranno l’esame, non potranno partecipare al rito. È necessario per tutelare la salute di tutti».


I rinfreschi
L’impegno della sindaca, però, non si ferma qui. A metterla in agitazione è soprattutto il pensiero delle cerimonie partecipate dai parenti dei piccoli, che seguiranno il sacramento. «Ho scritto a tutti i miei concittadini per rivolgere loro un appello accorato e fermo: dopo la funzione, evitare i rinfreschi, i pranzi e tutti i momenti ricreativi che oggi come oggi sono un rischio che non vogliamo né possiamo correre». Tradotto: dopo la comunione, tutti a casa. Come reagiranno le famiglie? «Forse qualcuna male, ma conto sulla collaborazione. Le mie priorità le ho ben chiare in testa e non posso permettermi, da sindaca, ricevimenti con 60 persone in questo momento. Il mio scopo non è accontentare tutti e non mi interessa la possibile impopolarità del momento: voglio solo fare capire che non è il caso, non siamo liberi come farfalle e in questa situazione non si scherza».
Lo pensano anche i ristoratori. Non a Galeata, ma nei paesi limitrofi, molti hanno rifiutato di organizzare i banchetti. «Ci sono ristoranti che hanno disdetto le prenotazioni per domenica. Non gliene faccio una colpa, anzi capisco la loro cautela perché il rischio loro e quello di una Galeata che diventi “zona rossa” e si blocchi completamente non è fantascienza. Io devo evitarlo ad ogni costo».
Il pericolo
Già, ma qual è effettivamente la portata del problema Covid? Quella che abbiamo fotografato in premessa, con qualche “aggravante”. «Non sappiamo cosa succederà nei prossimi giorni perché l’attività di tracciamento dei contatti dei positivi è tuttora in corso - spiega Deo - ma se fino a dieci giorni fa avevamo rientri dall’estero e dalle vacanze in isolamento preventivo, ora si sono sviluppati focolai distinti l’uno dall’altro e diffusi nel paese. Se per alcuni abitanti il contagio è riconducibile a contatti stretti, per altri, purtroppo, la provenienza non è ben definita e questo rende difficile il tracciamento. Non dobbiamo fare aprire varchi a una diffusione ancora più ampia». E a Galeata ci sono già chiusure per Covid. «Alcune attività ed esercizi pubblici sono temporaneamente chiusi per evitare il diffondersi del contagio: se aumentassero congeleremmo la vita dell’intero paese».

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