Gabriele Peroni: "Oggi abbiamo più armi contro i virus"

Imola

IMOLA. Le istituzioni hanno esploso inequivocabilmente il segnale di partenza per la corsa alla normalizzazione. E anche il dirigente della Sanità pubblica imolese Gabriele Peroni, da sempre estremamente cauto e a tratti inflessibile su tracciamenti e quarantene, sembra ora molto ottimista.
Nuove regole per la scuola che riducono al minimo il tracciamento, niente mascherine all’aperto dall’11, hub vaccinali in progressiva chiusura. Insomma sembra iniziata una corsa alla normalità, quando però i contagi non sono ancora a zero. C’è da stare davvero tranquilli?
«Credo che sia la volta buona e il fatto che il mondo istituzionale abbia attenuato le misure anti Covid e i tempi di isolamento e quarantena indica che siamo vicini alla soluzione. Lo Stato italiano è sempre stato molto più prudente di altri paesi più permissivi, che nel corso della pandemia hanno pagato un prezzo più alto anche in termini di vite umane. Ora riteniamo di avere buone garanzie di non dover tornare sui nostri passi dopo l’estate, come era già accaduto. Vedo positivamente questa evoluzione rapida, ci sono dati scientifici e non solo sensazioni o speranze. Siamo anche nella fase finale della campagna vaccinale e quindi ora recuperiamo forza lavoro e professionisti per tornare a situazione di normalità diagnostica clinica e chirurgica per il trattamento delle malattie ordinarie».
E qui l’effetto della pandemia, che indubbiamente c’è stato, deve preoccuparci?
«Mancate diagnosi e ritardi non sono misurabili ora in morti e feriti come è accaduto per la pandemia, ma l’effetto generale sulla salute in generale della popolazione lo vedremo nel tempo. Possiamo dire che siamo in pari con le campagne di screening che non si sono mai fermate e questo è positivo».
Qualcosa resterà però ancora da fare?
«Convincere gli ultimi giapponesi sull’isola a vaccinarsi per rinforzare ulteriormente l’argine contro questa patologia. Non era mai stato detto che il vaccino avrebbe fermato la diffusione ma che abbia frenato la gravità degli effetti questo è un dato di fatto. È grazie al vaccino se ora possiamo arrivare al progressivo smantellamento del sistema».
L’immunità di gregge di cui tanto si è discusso è stata raggiunta?
«Credo che fra i vaccinati e chi ha contratto il virus si possa considerare raggiunta. È vero che il vaccino non previene il contagio, ma questa di per sé non è una brutta notizia perché se il virus circola ma non determina situazioni gravi per la salute può essere di aiuto esso stesso a mantenere attiva l’immunizzazione patto che resti simile. È vero che questo virus ha dimostrato chiaramente di non voler fare le valigie, ma speriamo, essendo diventato endemico, nel tempo non riaccenda la propria patogenicità con mutazioni che possano renderlo di nuovo aggressivo. Non è un semplice raffreddore abbiamo ben visto cosa ha combinato, perciò dovrà essere ancora oggetto di attenzione e avrà un senso continuare a usare il tampone in caso di sintomi per capire dove è come si muoverà in futuro, oltre che per applicare anche cure che la ricerca ci sta mettendo a disposizione. Dopo questa pandemia siamo un altro po’ meno disarmati davanti ai virus».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui