Rimini, frutta e verdura, Indino: "Speculazioni dall'estero, rischio aumenti"

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«Il 40% delle aziende agricole riminesi ha subito danni per allagamenti e frane. E il calo della produzione nel settore dell’ortofrutta sarà notevole col rischio conseguente di un forte aumento dei prezzi». Gianni Indino, presidente del Centro agro alimentare, è preoccupato per la situazione in cui versano le campagne del Riminese. E avverte: «Se la carenza di frutta e verdura dovesse protrarsi ancora a lungo, i prezzi potrebbero schizzare in alto di un buon 30-35%».

Indino, le aziende agricole del Riminese lamentano la perdita di raccolto a causa di frane e allagamenti: avete una stima dei danni?

«Al momento un’analisi economica dei danni provocati dall’alluvione è pressoché impossibile farla, stiamo ancora cercando di mettere in sicurezza il territorio collinare e renderlo di nuovo completamente accessibile, viste le frane che hanno bloccato alcune strade. Ma dai dati raccolti possiamo dire che il 40% delle aziende agricole riminesi ha subito danni, in alcuni casi anche ingenti. C’è da tenere conto, infatti, che diverse colture sono completamente danneggiate».

Quali i settori più colpiti?

«Soprattutto quello dell’ortofrutta. Ci sono casi in cui il raccolto è andato completamente perso. E zucchine, melanzane, cavoli, finocchi, e ancora ciliegie, pesche, albicocche, fragole, sono stati buttati. Perché non più commerciabili. Ma anche la produzione del frumento, grano, mais, orzo, per un 30% risulta compromessa»

Dobbiamo aspettarci un aumento dei prezzi di frutta e verdura?

«Sicuramente sì. L’auspicio e che si riesca a sopperire, nel breve termine, alla carenza dei prodotti attingendo da altre filiere italiane, in questo caso avremo un aumento contenuto dei prezzi: +15%. Se, invece, questa mancanza di zucchine, cavoli, melanzane, fragole, ciliegie, pesche, solo per fare degli esempi, dovesse continuare per mesi, e questo rischio c’è, allora la situazione potrà assumere risvolti gravi, con prezzi che potrebbero schizzare in alto anche di un buon +35%».

Quali sono i prodotti che rischiano rincari maggiori?

«Quelli che riusciremo a trovare con più difficoltà. Ovvero quelle colture maggiormente danneggiate, le orticole quindi. Per cui cavoli, zucchine, finocchi. Ma anche ciliegie, fragole, pesche. Comunque, abbiamo già avuto la disponibilità dei mercati della rete emiliano-romagnola e anche italiana che là dove dovessero mancare dei prodotti ci aiuteranno nel reperimento. Insomma, quest’estate frutta e verdura non mancheranno sulle nostre tavole».

Indino, temete manovre speculative che possano far schizzare i prezzi?

«Abbiamo le antenne dritte. Dalla Spagna sono già partiti alcuni tentativi: 30% in più per chi volesse acquistare pesche, ciliegie, albicocche. Ma i mercati dell’Emilia Romagna, così come buyer singoli, hanno detto “no”. Nessuno vuole avviare un vortice dei prezzi che non si sa dove potrebbe portarci».

Come Carr avete incontrato i rappresentanti delle associazioni dei produttori e i commercianti di prodotti agricoli della Romagna e della provincia di Rimini: cosa avete deciso di fare?

«Dopo aver fatto il punto della situazione sullo stato d’emergenza in cui versa il territorio abbiamo deciso di redigere un documento, che sarà presentato alle autorità competenti e in particolare al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida».

Cosa dobbiamo aspettarci da qui a qualche mese?

«Mi aspetto un ritorno alla normalità. Condizioni meteo permettendo, infatti, Rimini e il suo entroterra sono destinati a riprendersi prima di altri territori che sono stati colpiti di più da questa catastrofe. E per i quali esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà».

Cosa chiedete alle istituzioni?

«Prima di tutto contributi economici consistenti per le aziende danneggiate. Anche Rimini è entrata in zona dissestata, grazie ai sindaci del territorio che, uniti, hanno fatto leva sulla Regione e sul governo centrale, e questo è positivo. E poi meno burocrazia. Si allentino tutti quei lacci e lacciuoli che impediscono una rapida ripresa. Chiediamo, quindi, procedure snelle e rapide. E, infine, chiediamo anche che si sospendano le tasse nazionali, ma anche quelle locali. Sarebbe una boccata d’ossigeno per le aziende in difficoltà».

Presidente Indino, quanto è importante la ripartenza del comparto turistico anche per l’agricoltura riminese?

«È fondamentale. Per questo motivo sollecito i miei amici albergatori, così come gli stessi ristoratori della Riviera, ad acquistare prodotti locali, quelli della filiera riminese e romagnola: verdura, frutta, miele, vino, salumi, comprateli dalle nostre aziende. Insomma, meglio un mango in meno e una pesca in più».

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