Francesco Bordini: "Così aumentati e basse rese, ma buona qualità"

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«Un’azienda vitivinicola di collina come la nostra, ha avuto un rincaro medio dei costi di produzione di 300 euro per ettaro». Francesco Bordini, agronomo e produttore, consulente di molte cantine romagnole, produttore lui stesso nell’azienda di famiglia Villa Papiano a Modigliana, porta un esempio concreto di quanto costi oggi produrre vino di qualità artigianalmente. Il tutto in un’ annata che, come ormai sempre più spesso accade, lotta già con il cambiamento climatico, che per lo più si traduce in siccità sempre più spinta.

Come è stata questa annata dal punto di vista climatico?

«Da noi, come un po’ tutta Italia, calda e avara d’acqua. In questo panorama complesso, però, l’Emilia-Romagna è una delle regioni in cui non è nemmeno troppo corretto lamentarsi: in Piemonte e Toscana le cose sono andate peggio. Da noi, qualche nevicata invernale e a un maggio fra i più piovosi degli ultimi vent’anni, hanno creato una base di acqua nel terreno fondamentale per lo stato vegetativo delle viti. È ovvio che l’estate è stata molto calda, segnata dagli anticicloni africani, e questo ha lasciato un segno indelebile: acini piccoli e calo di produzione. Ma in Romagna le piogge sono state giuste e ad agosto le piante avevano ancora un bell’apparato fogliare. Resta però senza dubbio la memoria di un’ annata calda e siccitosa quindi segnata da un calo delle rese».

Ci dia qualche numero sulle rese.

«La vendemmia era iniziata in molte parti della collina con cali del 40% rispetto alla media, per poi segnare un parziale rientro quando è iniziato a piovere. Alla fine mancherà almeno il 20% della produzione rispetto alla media che ci aspettavamo e questo vale per tutto il centro nord Italia dove le produzioni saranno ovunque molto basse».

La vendemmia romagnola come procede?

«Dividerei la vendemmia in due fasi, quella dei territori più meridionali come il Riminese e il Cesenate dove per le uve precoci come ad esempio chardonnay e merlot si è cominciato a raccogliere a Ferragosto. Si è raccolto anche il sangiovese ad agosto, cosa che non succedeva dal 2017. Quando poi sempre il mese scorso è piovuto, le vigne si sono avvantaggiate di questa condizione. Di fatto, un autunno precoce come quello di quest’anno era molto tempo che non si vedeva, e questo vuol dire anche una qualità della luce eccellente che fa bene alle uve e buone escursioni termiche. Ci sono infatti ampie parti della regione in cui si continua tuttora a vendemmiare con condizioni agronomiche molto molto buone. Definirei quindi questa vendemmia “bipolare” con un inizio complesso e una parte finale che darà grandi soddisfazioni qualitative».

Basse rese e poi i rincari incontrollati di tutte le spese di produzione. La Coldiretti parla di un +35%. Cosa impatta di più sui costi di chi produce vino?

«Il costo del carburante è duplicato e fra quelli degli agrofarmaci c’è l’incremento pazzesco del costo del rame. La parte più preoccupante riguarda poi la trasformazione in cantina, in fermentazione ad esempio i vini vanno raffreddati, e questo genera molta ansia. Ad esempio noi, in un’azienda di collina abbiamo avuto incremento dei costi di produzione di circa 300 euro per ettaro. Di per sé non sarebbe un dato drammatico, ma è più preoccupante considerando le rese più basse per cui si attendono ricavi più bassi. Forse in zone più irrigue come la pianura si potrebbe quindi arrivare anche a quella quota di rincaro del 35%, in collina, dove non c’è irrigazione, un po’ meno».

C’è poi anche per voi la difficoltà a reperire bottiglie di vetro?

«Il costo del vetro è aumentato molto ma soprattutto è diventato raro. Quello del vetro è un problema grandissimo che riguarda tutto l’agroalimentare, basta pensare alla produzione del pomodoro, che fra l’altro usa vetro bianco, quindi vergine e non riciclato. C’erano due grandi vetrerie in Ucraina, una è stata bombardata e una oggi è ferma, anche per questo il settore è in grande fase di stress. Per il vino utilizziamo vetri scuri, quindi riciclati. E in tutto questo c’è quindi anche una buona notizia: i produttori stanno ripiegando su vetri scuri, riciclati, e leggeri. Hanno capito che non è detto che un vino buono debba stare per forza in un vetro pesante. I grandi gruppi invece stanno lavorando molto con il tetrapack».

Per concludere, al consumatore, quanto costerà di più, presumibilmente, una bottiglia di vino, sommati tutti questi elementi?

«Dalle simulazioni che sto facendo con varie aziende che seguo, l’incremento dei costi si aggira intorno al 20% facendo la somma di tutto: costo agricolo e di cantina. Sulla filiera agricola si riverberano tutti gli incrementi di produzione, poi la ristorazione a sua volta soffre dei rincari energetici e quindi tutta questa catena, più l’inflazione, e un mercato spaventato dall’andamento globale delle economie, fa pensare che un po’ di problemi sulla vendita del vino nei prossimi mesi ci saranno».

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