Franano gli argini del Savio a Mensa Matellica: area sotto sequestro

Ravenna

RAVENNA. Guasto o malfunzionamento. Queste le probabili cause dell'aggravamento del dissesto idrogeologico che ha interessato le sponde del fiume Savio in località Mensa Matellica tra la fine di maggio e i primi giorni del mese in corso. Lo scorso 3 giugno, i Carabinieri Forestali delle Stazioni di Ravenna e Cervia, a seguito di segnalazione, giunti sul posto hanno accertato che la totale apertura delle paratoie della centrale idroelettrica di Mensa Matellica, presumibilmente danneggiate o malfunzionanti, aveva causato un marcato e repentino abbassamento del livello idrometrico del fiume Savio, quantificato in un metro circa al giorno, determinando, così, frane e cedimenti delle sponde per oltre 1,5 km lungo l’asta fluviale. La drastica riduzione della portata d'acqua del tratto del fiume Savio a monte della centrale idroelettrica, in un lasso temporale così ridotto, ha quindi reso fortemente instabile il terreno del bacino idrografico avente natura sabbioso – limosa, accentuando un processo di dissesto idrogeologico che si protrae da anni. In passato, infatti, i carabinieri forestali di Ravenna avevano già rilevato distacchi e cedimenti spondali in quell'area che, in alcuni casi, avevano interessato anche la vegetazione ripariale precipitata nell'alveo fluviale. Constatata la gravità della situazione, i militari hanno informato la Procura della Repubblica di Ravenna: il magistrato Lucrezia Ciriello ha autorizzato il sequestro probatorio dei locali di controllo e comando della centrale idroelettrica. A fronte dell'urgenza di contenimento del dissesto idrogeologico in corso, l'Autorità idraulica ha disposto l’abbassamento delle paratoie della centrale volto al ripristino del normale livello idrometrico. Per i fatti descritti è stato deferito in stato di libertà il legale rappresentante della società concessionaria per il reato di danneggiamento seguito da inondazione, frana o valanga, per il quale è prevista la pena della reclusione fino a 5 anni se la condotta risulta essere di natura colposa.

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