Fotovoltaico, richiesta alle stelle e lunghi tempi di attesa

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A sentire la voce degli operatori e delle associazioni di categoria, un “caso fotovoltaico” oggi esiste, e come. La fobia, largamente giustificata, degli aumenti dei costi energetici si è andata infatti ad aggiungere alla spinta in alto garantita dai superbonus edilizi, con l’effetto che negli ultimi mesi la richiesta di installazioni di impianti fotovoltaici civili è schizzata alle stelle anche in Romagna. Ma con quale conseguenza? Che se acquisti oggi, potrai sperare di vederlo entrare in funzione non prima dell’anno prossimo. Ancora una volta questo sembra essere il risultato di un’economia schizofrenica, dove i problemi anziché risolversi si accumulano uno sopra l’altro di giorno in giorno. Anche nel mondo del fotovoltaico, l’“hamburger multistrato” delle difficoltà ha raggiunto dimensioni talmente notevoli da essere diventato difficilmente digeribile, a meno di lunghe attese. Perché non ci sono solo le richieste in aumento ad aver intasato il lavoro degli imprenditori del settore, ma anche una catena di fornitura deficitaria e, spesso, inaffidabile, oltre soprattutto a una burocrazia che ha condotto gli iter autorizzativi ad espandersi oltre misura. Dai sessanta giorni previsti per legge, oggi va bene se l’impianto fotovoltaico realizzato viene allacciato dopo cinque mesi.

Gse ed Enel – la prima è la società che gestisce i servizi energetici e la seconda è quella che si occupa degli allacciamenti – si sono letteralmente trovate sommerse di richieste, al punto da aver dovuto dilatare le tempistiche per far fronte alla considerevole molte di lavoro. Basta prendere il caso della Ubisol di Rimini, di cui il cofondatore Marco Polazzi esprime un dato interessante: «se fino ad oggi negli anni di picco facevamo circa 320 installazioni, ora siamo saliti a 450». E come loro ci sono tanti altri. Alla Art Lux di Lugo hanno dovuto smettere di prendere ordinativi, mentre Giuliano Pasi della G.E.F. di Fusignano, reduce dalla fiera “Obiettivo casa” di Lugo, assicura che «le famiglie che si fermavano a chiedere informazioni erano a flusso continuo».

Un anno di attesa

Tornando a battere il chiodo sul tema “tempi di attesa”, è sempre più evidente come una riposta infrastrutturale per far fronte a breve termine contro i rialzi energetici, in realtà, non esista. Chi ora si vuole buttare a capofitto sulle stufe a legna o a pellet deve mettersi l’anima in pace, perché i tempi di consegna sono previsti per marzo (ossia, a invero ormai terminato), e per il fotovoltaico, tra installazione e burocrazia, come detto occorre circa un anno. «Tuttavia – come suggerisce Matteo Zanchini, responsabile di Cna installazione e impianti della provincia di Forlì-Cesena – più aspetti e più i tempi si dilateranno. Di conseguenza, chi è interessato deve comunque acquistare ora, con l’obiettivo dall’anno prossimo di iniziare una “svolta verde”».

È anche per questo che Polazzi di Ubisol parla di «prospettive buone per il settore, che siamo convinti sia davvero quello giusto», ma ci sono almeno tre però: «il primo riguarda i materiali, perché le consegne sono un vero calvario. Pensi che per le batterie di accumulo avevamo un accordo con Tesla per venti pezzi al mese. Quando va bene ce ne consegnano cinque. Il secondo riguarda i lavoratori, poiché trovare elettricisti e idraulici è diventato pressoché impossibile. Abbiamo diverse posizioni aperte al centro per l’impiego, ma nessuno si presenta. Infine, c’è il grande “mostro” italiano: la burocrazia».

Su quest’ultimo punto si getta anche Pasi di G.E.F., che lo definisce «dolorosissimo, perché la documentazione richiesta è fatta di foto, certificati, documenti, dichiarazioni di conformità e tanto altro ancora, ma soprattutto le risposte arrivano dopo cinque mesi, con l’impianto già installato fermo lì ad aspettare». «Intervenire sotto questo profilo – si unisce Roberto Belletti, responsabile di Cna installazione e impianti Ravenna – è essenziale, perché ha complicato e rallentato ogni cosa».

Imprese

Per finire c’è il capitolo attività produttive. Se le abitazioni civili hanno potuto godere del superbonus (monofamiliari 110% fino a fine anno e plurifamiliari fino all’anno prossimo, incentivi che poi rimarranno, ma in forma ridotta), le aziende al momento ancora no. «E dire che ne avrebbero oltremodo bisogno – rincara Belletti –, in quanto l’interesse è molto alto». «Proprio per questo – conclude Zanchini di Cna Forlì-Cesena – siamo speranzosi sugli interventi che la Regione vorrà introdurre col Fesr, ma nel frattempo dico alle imprese che la diagnosi energetica è un documento sempre più fondamentale. Non ci siamo mai posti il problema, ma imparare a conoscersi anche da questo punto di vista è sempre più fondamentale».

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