Foto proibita in Piazza Rossa: produttori cesenati fermati a Mosca

Cesena

A distanza di più di 30 anni dalla vacanza grazie alla quale è nato un film di successo internazionale, gli amici di una vita Maurizio Paganelli (di Cesena) e Andrea Riceputi (di Mercato Saraceno) a quanto pare non hanno ancora “imparato” ad andare a zonzo “come si deve” nei Paesi dell’ex blocco sovietico.

La presentazione a Mosca

Erano a Mosca per presentare “Est - Dittatura Last Minute”. Una foto scattata in maniera “proibita dalla legge” ha causato loro il fermo per qualche ora e una campagna di stampa che per 24 ore li ha etichettati come dei “pericolosi sovversivi”. «Alla fine tutto è andato benissimo anche se ci sono state delle spiegazioni da dare» racconta Maurizio Paganelli, ora di nuovo rilassato a Mosca e partito per altri luoghi della Russia, assieme alla pellicola che parla in forma anche un po’ romanzata di una parte storica e ormai pubblica della sua vita privata. Quella a Mosca doveva essere soltanto un’altra passerella prestigiosa per il film cesenate “Est - Dittatura last minute”. La divertente pellicola è stata l’opera di apertura del Riff, il “Russian international film festival” di Mosca. Il film è stato anche presentato alla sede della agenzia di stampa ufficiale Tass. A presentare la pellicola girata dal regista Antonio Pisu, a Mosca sono andati i produttori e ideatori della storia in gran parte autobiografica: il cesenate Maurizio Paganelli e il mercatese Andrea Riceputi. «È andato tutto bene - spiega Maurizio Paganelli - alla proiezione in sala c’erano circa 600 persone assieme al console onorario in Italia a Mosca. La pellicola ha inaugurato il festival ed è stata accolta con scrosci di applausi e molta attesa. Visto anche cos’era successo il giorno prima...».

La foto proibita e il fermo

Il fermo dei due romagnoli ha avuto una eco mediatica in tutta la Russia. «Io e Rice - spiega Paganelli - eravamo sulla Piazza Rossa. Ci siamo fatti una fotografia con la locandina del film. Inconsapevoli che sulla Piazza Rossa non si possono fare foto con nessun tipo di locandina e manifesto, di nessun genere». I due sono finiti nei guai: «Ci hanno fermato. E prima di liberarci abbiamo dovuto dare quasi un giorno intero di spiegazioni. È servito sia il consolato che l’intervento degli organizzatori del festival cinematografico per far capire che avevamo fatto quella foto soltanto per la promozione del nostro film e per dare visibilità al film stesso e alla presenza della pellicola a Mosca».

Campagna mediatica e Cremlino

Nelle ore intercorse tra la foto, il fermo, la liberazione e la proiezione è successo un “finimondo”. «La stampa russa ha ampliato a dismisura la situazione. Ci hanno dipinto come dei produttori cinematografici che attraverso il film protestavamo contro “la dittatura”, anche se naturalmente non è vero nulla. Una distorsione che è finita su una decina di giornali e anche sulle televisioni. Tanto che la notizia è arrivata fino al Cremlino». Diventando un caso politico. «Alla fine di tutto in sala c’era anche la portavoce in lingua straniera di Putin. Prima si era dovuta vedere il film per capire che non si trattasse di una pellicola sovversiva. Conclusa la proiezione si è avvicinata a noi anche per farci i complimenti. Tutti, passata “la tempesta”, sono stati molto contenti. Adesso il film continuerà il tour. Andremo a San Pietroburgo. Poi a Novosibirsk prima di rientrare in Romagna».

Ora sono in Siberia

Una tappa finale in Siberia (sono arrivati ieri) prima della quale, stando alla storia e al passato remoto della “madre Russia”, forse la coppia romagnola di amici farebbe bene a informarsi nel dettaglio su “usi e consumi locali” prima di scattare ancora delle foto e rischiare di restare “confinati”.

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