"ForlìMusica" parte oggi in... Quarta

FORLI'. Musica contro la paura per una situazione che forse mai avremmo pensato di dover affrontare: oggi, 1° luglio (ore 21.30), in prima nazionale, dopo l’anteprima di “ArteSella”, il grande violinista Alessandro Quarta, Danilo Rossi, forlivese, prima viola della Scala, Mario Brunello, violoncellista di fama internazionale, e l’attore Alessio Boni, interprete televisivo di “La compagnia del cigno” di Ivan Cotroneo, presentano, finalmente dal vivo, “Bach, Queneau, Esercizi e variazioni” inaugurando allo stesso tempo l’Arena San Domenico di Forlì, e la prima stagione estiva dell’associazione ForlìMusica.
«Sono orgoglioso – afferma Alessandro Quarta, violinista, compositore e arrangiatore, premiato nel 2017 a Montecitorio come “Migliore eccellenza italiana nel mondo per la musica” – perché questo quartetto di artisti, e di amici, ha creduto nella battaglia per la riapertura dei teatri e per la ripresa degli spettacoli dal vivo: anche contro quella proposta di un “Netflix della cultura” a cui solo pensare, fa male. Quattro “soldati della cultura” si sono attivati per difendere la bellezza, e lo hanno fatto con un’opera altamente simbolica. Coniugare infatti le due “variazioni” di Bach e Queneau dimostra l’importanza dell’interpretazione, e la soggettività della fruizione di un’opera d’arte, che è come un disegno che si sgretola e che l’interprete poi ricompone…».
Una scelta, quindi, che dimostra anche l’imperdibile valore della “unicità” di una performance dal vivo.
«Una scelta nata anche dalla nostra esasperazione… Un giorno, durante il lockdown, infatti, scrissi a Danilo Rossi dicendogli che volevo fare una lettera aperta dopo le dichiarazioni del ministro Franceschini, perché non ne potevo più di vedere così umiliato il mondo dello spettacolo dal vivo. Al nostro appello si unirono poi Brunello e Boni, e con loro realizzammo la petizione “L’arte è vita” e le dirette video che poi i social hanno diffuso in tutto il mondo».
Lei è molto polemico soprattutto verso il ministro della Cultura, Dario Franceschini.
«Certo, già nel 2014 fece chiudere o ridimensionare orchestre… ma ora non siamo più disposti ad accettare! Franceschini avrebbe dovuto delegare le problematiche del suo ministero in questa emergenza a personaggi competenti, al top in Italia, perché, per esempio, la sua idea di un “Netflix della cultura” è stata una soluzione… che in realtà è un problema! Non è detto infatti che una persona colta, la cui cultura nasce però dai libri, sia anche in grado di dare risposte sensate a problemi concreti! Perciò, vediamo gli aerei e le strade del passeggio pieni e senza distanziamenti, mentre nei teatri si può sedere solo a due metri di distanza! Però né io né gli Italiani… siamo scemi! Siamo figli di Berio, di Eco… e sappiamo che fare musica vuole dire stare sui palchi davanti a un pubblico vero. O dobbiamo iniziare a fare concerti sugli aerei, tanto per far… quadrare il cerchio? Molti miei colleghi non hanno avuto il coraggio di dirle, queste cose: noi sì! Dal canto mio, suono da oltre quaranta anni, da quando ne avevo tre, e giro il mondo da trenta: e so bene che un conto è amarla e goderla, la cultura, altro è… leggerne sui libri!».
Con la sua formazione classica lei spesso svaria verso generi musicali diversi, il rock prima di tutto.
«Non so come la pensino altri, ma le faccio solo un nome: Leonard Bernstein, che fu attaccato quando scrisse le musiche di West Side Story perché ci mise il soul e altri generi… Ma esiste solo musica bella o brutta: mettersi i paraocchi è un modo per non capire. Certo occorrono conoscenza e rispetto, che poi permettono di andare oltre, di apprezzare allo stesso modo la potenza di un brano di Ac/Dc e del “Concerto per clavicembalo e orchestra” di Bach. Ma vederla altrimenti “chiude”, e ci fa tornare indietro, mentre se non ci fosse stato il coraggio di conoscere nuovi mondi, non ci sarebbe stata innovazione. Penso davvero che chi odia i Pink Floyd e ama Britten sia inattuale, ma credo soprattutto che non veda che il cuore pulsante dell’ “Adagio 488” di Mozart e quello di un brano del grande rock hanno un denominatore comune, l’emozione, che ti fa chiudere gli occhi, e sognare».
E forse con questa visione della musica si incoraggerebbero anche i giovani ad accostarsi alla classica, senza paura di imbattersi in qualcosa di noioso.
«I giovani vanno condotti verso la bellezza, devono conoscerla e ascoltarla dal vero, e capire che la grande verità, in questo campo, è quando interprete e compositore coincidono: il che li avvicinerebbe forse anche alla classica contemporanea. Capito tutto ciò, un giovane potrà dire, con cognizione di causa, che ci sono, sì, compositori “pesanti”, ma esistono anche tante situazioni di bellezza. Questa è la meraviglia della musica: non le etichette, ma il nome e il cognome di chi suona, e le emozioni che suscita. Così riesci a prendere il pubblico, e a portarlo con te: per un artista, la cosa più bella al mondo…». Biglietti: 10-5 euro.
Info: www.forlimusica.it
0543 62821

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