FORLIMPOPOLI. «Non mi sono assolutamente allontanato perché i pazienti non avevano la mascherina o perché temessi il contagio da Coronavirus. Stavo male a causa di una gastroenterite. Il mio unico errore è stato quello di voler andare lo stesso al lavoro anche se mia moglie mi diceva che ero pallido». Chiarisce così l’episodio il medico che martedì mattina non ha effettuato le visite previste alla Casa della salute di Forlimpopoli. «La signora che ha raccontato la storia non era nemmeno prenotata dal Cup. Quando sono arrivato ho chiesto una mascherina per proteggere me e anche le persone che erano lì visto che non stavo bene. Non certo per paura del Coronavirus. Non voglio passare per chi ha lasciato il posto di lavoro. Sono un professionista e lavoro anche in altri ospedali. Ho 38 di febbre, ma non potevo dire a tutti i presenti le mie condizioni».
Quello che evidentemente era un grave malessere da parte del medico è stato visto dai pazienti come un timore per la mancanza di sicurezza non indossando loro la mascherina. Non potendo più usufruire della visita i pazienti si sono lamentati con la coordinatrice che ha provveduto a indicare nuovi appuntamenti.
«Mi sono ritrovato a casa malato e accusato di essere fuggito dai pazienti, quando in realtà stavo davvero male e la mascherina che ho chiesto è stata solo perla mia salvaguardia, ma anche delle persone che erano presenti».
Del caso è stata comunque interessa anche l’Azienda sanitaria che ha spiegato che il medico aveva detto di non sentirsi bene e poi ha fatto avere un certificato per confermare la sua situazione.
Evidentemente quello che è successo l’altra mattina alla Casa della salute di Forlimpopoli è stato un episodio, forse un malinteso, che non ha soddisfatto nessuna delle due parti: da una parte i pazienti che si sono trovati senza la prestazione sanitaria che pensavano di ottenere, dall’altra il medico che è stato costretto a lasciare il posto di lavoro a causa del malessere accusato, e che si è trovato accusato di essersi allontanato per paura del Coronavirus. Anche l’Ausl è già intervenuta per fare chiarezza sul fatto, a testimonianza che qualcosa non è andato almeno a livello di comunicazione tra diretto interessato e i pazienti presenti sul posto.