Forlimpopoli: il kirigami di Vittorio Presepi

La carta, l’ombra, la luce, lo spessore e il vuoto: è una lunga strada quella che conduce Vittorio Presepi, cesenate, dall’informale in scultura e pittura all’origami e poi al kirigami. Parliamo di una tecnica giapponese in cui l’artista intaglia e piega la carta ricavandone forme tridimensionali, a partire da un unico foglio e senza asportare pezzi. Piccole meraviglie dall’equilibrio quasi miracoloso che da oggi, 16 maggio, sono in mostra al Museo archeologico di Forlimpopoli (inaugurazione, ore 17) fino al 27 giugno.

“Viaggi e racconti di una pagina bianca” si intitola infatti la mostra curata da Angelamaria Golfarelli, che segna la riapertura del Maf nella “Giornata dei Musei”. «In realtà anche l’origami – racconta Presepi – è stato per me un modo di usare le mani, di far nascere qualcosa dall’idea che avevo in mente. Nell’origami, però, si è solo esecutori perché si segue la piega della carta. Per questo mi sono spinto oltre, al kirigami, che permette invece di fare anche tagli ma non di aggiungere e togliere, un tratto a mio parere molto tipico della serietà della cultura giapponese. Così, con lo stesso foglio di carta creo il pieno e il vuoto, la luce e l’ombra, dal bianco del materiale nascono ombre e anche il colore, toni del grigio generati dai volumi, da una minima inclinazione, da una rotazione. E l’opera cambia forma…».

Cosa la ispira per queste creazioni? «Io seguo i miei pensieri, le mie sequenze, ma anche il mio personale divertimento, che si tramuta in cadenze ed evoluzioni. Chi visita le mie mostre coglie tutto questo, e allo stesso tempo resta stupito da come, da un semplice foglio di carta o di cartoncino, possano nascere forme con una loro collocazione irrinunciabile nello spazio».

Anche un gioco, quindi? «Sì, anche un gioco, ma che esprime qualcosa, una specie di ecologia del pensiero che deve suscitare una riflessione, anche se inconsapevole. A volte del resto le creazioni stesse che escono dalle mie mani derivano non da un progetto, ma da un pensiero, e ne seguono la cadenza in modi che magari non avevo immaginato neppure io prima di piegare e tagliare quel cartoncino».

Lei parla di una idea creativa da cui nasce la forma: ma potrebbe individuarne un elemento dominante? «Sì, ed è ben illustrato dall’opera scelta per la cartolina di invito alla mostra del Maf, una forma fatta di archi sfalsati, un’immagine che evoca il mondo, in cui il vuoto suggerisce il volume, cioè qualcosa di ricco e di pieno, non una perdita: un’immagine che mi è cara, e che sta alla base del mio pensiero». M.T.I.

Info: 0543 748071

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