Valbonesi, sindaco di Santa Sofia, ha deciso: “Non mi ricandido ma non lascio la politica”

Forlì

La notizia è ufficiale: Daniele Valbonesi non si ricandiderà alle prossime amministrative per il terzo mandato. Il suo, però, è tutt’altro che un addio alla politica e anche se non c’è ancora nulla di ufficiale rispetto ad eventuali impegni futuri, all’interno del Pd si sta lavorando per individuare il prossimo candidato sindaco.

«In questi giorni ho maturato la decisione e non mi ricandiderò per le elezioni dell’8 e 9 giugno».

Cosa ha pesato nella sua scelta?

«Con una battuta potrei dire che 10 anni sono tanti, 15 troppi però è un ragionamento che riguarda il mio comune e la mia persona. Penso che per come è Santa Sofia sia giusto che il mandato si concluda con 10 anni perché il nostro è un Comune vivo, c’è bisogno di avere la giusta energia e credo che ci possano essere altre alternative per mantenere una discussione democratica forte e proiettata sul futuro. In due mandati credo si siano fatte tante cose, molti passi in avanti. Io ho dato il mio contributo e credo che questa sia la scelta giusta».

Cosa farà da metà giugno in poi? Conferma le voci che la vedrebbero interessato a correre per un seggio nel prossimo consiglio regionale dell’Emilia-Romagna?

«Queste sono solo chiacchiere e voci che girano, come è normale che sia, ma sono del tutto premature. Io, come ho sempre detto, non smetterò di fare politica ma questa si può fare all’interno dei partiti, in luoghi istituzionali o semplicemente da cittadino. Ho sempre fatto politica, ce l’ho dentro e rimango a disposizione ma niente è stabilito su percorsi futuri».

Il Pd si è confrontato sul nome del futuro candidato? In più occasioni si è fatto il nome di Ilaria Marianini, attuale assessora al welfare.

«Sono a capo, assieme ad altri, di una lista civica che si chiama “Santa Sofia consenso comune”, che è stata appoggiata da partiti di centro sinistra. In quest’ottica sicuramente le discussioni avvengono, sia a livello di partito che di lista. Adesso è in corso una discussione nella quale sicuramente sono state sondate le disponibilità sia per il ruolo di sindaco ma anche di persone che partecipano a una discussione che coinvolge la composizione della lista così come i piani programmatici. È in corso questo percorso e ci sono delle disponibilità ma non sta a me dire quale sarà il punto di caduta. Credo che ci debba essere un giusto mix di continuità con quello che è stato fatto in 10 anni ma anche di rinnovamento che è sempre giusto darsi come obiettivo».

Che bilancio fa del suo mandato? Di cosa è soddisfatto e, al contrario, ha qualche rammarico?

«Devo dire che prevale la soddisfazione in generale. Sono stati 10 anni di cui gli ultimi 5 interessati da emergenze, prima il Covid poi l’alluvione, che hanno spremuto le nostre energie. È chiaro che il giudizio spetta ai cittadini ma credo che Santa Sofia abbia fatto passi in avanti sotto alcuni punti vista. Uno è quello della tenuta dei servizi socio sanitari in particolare. L’altro è la stagione di finanziamenti intercettati che ritengo senza precedenti: faccio riferimento al bando Pnrr attrattività dei borghi, unico comune romagnolo a beneficiarne. Altro aspetto è quello della coesione sociale: oggi il clima nella nostra comunità è migliore. Credo poi che Santa Sofia abbia, all’interno del territorio provinciale, abbia un ruolo più spiccato almeno tra i comuni montani. Per quanto riguarda, invece, gli aspetti negativi, sono stati anni difficilissimi per quanto riguarda il riordino istituzionale: i Comuni delle aree interne e quelli più fragili hanno sicuramente sofferto maggiormente la debolezza di due enti di secondo livello ovvero l’Unione dei Comuni con l’uscita di Forlì e l’altro è la Provincia di Forlì-Cesena che con la legge Delrio ha perso deleghe e risorse. A patirne sono stati di più i Comuni piccoli e periferici rispetto a quelli grandi e forti».

Lei è diventato sindaco per la prima volta nel 2014: come sono cambiate le cose? Quali sono le sfide e le opportunità da cogliere per Santa Sofia nei prossimi anni?

«È nata una vera e propria crisi demografica. Da questo punto di vista teniamo meglio di altri ma è evidente che c’è sofferenza dal punto di vista della natalità e della demografia. È un problema che va oltre i confini provinciali, riguarda tutti. Un tema rispetto al quale il territorio può avere un ruolo e deve investire fortemente è quello legato ai cambiamenti climatici: siamo un’area dal grande valore ambientale grazie al Parco nazionale e la diga di Ridracoli solo per fare alcuni esempi, che gestisce beni essenziali e sempre più dal valore in crescita e questa è una sfida per il futuro. Da una parte per mantenerli e dall’altra non so cosa potranno generare i cambiamenti climatici ma è possibile, ad esempio, che certi tipi di agricoltura possano salire altimetricamente. È possibile, cioè, che si produrrà vino e olio in zone in cui prima non si producevano. Dall’altra c’è poi la necessità di fasce sempre maggiori di cittadini che vivono in pianura in aree con sempre maggiori difficoltà climatiche, di cercare sempre di più aree più resilienti dal punto di vista climatico. È una valutazione che non si può fare come singolo Comune piuttosto in maniera più ampia ma credo che sia centrale in futuro».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui