Una settimana al referendum, la segretaria Cgil provinciale: «Si può cambiare»

Forlì

Domenica e lunedì prossimo gli italiani sono chiamati a votare per i referendum. Lavoro e cittadinanza sono i temi dei quesiti contenuti nelle 5 schede di colore diverso che saranno consegnate agli elettori. Maria Giorgini, segretaria generale della Cgil Forlì-Cesena è impegnata senza sosta nella campagna di promozione per il voto.

Manca una settimana al voto, come pensa stia andando la campagna referendaria? Nei vostri incontri e banchetti notate la giusta informazione nelle persone?

«Vedo un entusiasmo crescente, i comitati locali sono partecipati da sempre più realtà e nei banchetti riscontriamo un clima positivo e una crescita dell’informazione. Tanti lamentano che la televisione non ne parli abbastanza, un dato vero e ingiusto, ma stiamo sopperendo con tantissime iniziative. Abbiamo scelto una campagna elettorale di prossimità nel territorio e nei luoghi di lavoro, e sempre più persone quando ci vedono ci dicono “5 sì” oppure “Io sono già convinto”, oppure “Questa volta sì”, segno che anche persone che da tempo non andavano al voto hanno compreso che questa volta siamo noi, con il nostro voto, a poter cambiare le cose».

Si parla anche di quorum: quale pensa sia la soglia raggiungibile e come valutate gli appelli al non voto da parte anche di alte cariche dello Stato?

«Siamo consapevoli che la sfida è altissima, ma la cosa certa è che oggi, ad una settimana dal voto possiamo dire con certezza che arrivare al quorum è possibile, adesso dipende da ognuno di noi. Qui non si vota un partito, e le leggi sbagliate che si vogliono abrogare le hanno fatte governi di destra e di sinistra, chi invita all’astensione è perché sa che i quesiti sono giusti e non riesce a contrastarli nel merito, una scelta di retroguardia. Sempre più partiti, associazioni e realtà laiche e cattoliche, tra queste in ultimo anche la Caritas, le Acli, ma poi gli appelli su Avvenire, Famiglia Cristiana e da noi Il Momento, invitano al voto, non cogliere questa esigenza trasversale e non dare importanza al voto delle italiane e degli italiani per chi ha una carica così importante è incomprensibile e, a mio avviso, sbagliato».

Licenziamenti, precariato e sicurezza sono gli argomenti dei quesiti sul lavoro: quale secondo voi l’importanza e il loro impatto in caso di vittoria del sì?

«In caso di vittoria, per milioni di persone dal giorno dopo cambierà la vita in meglio, nel lavoro e nel territorio. Ridurre la precarietà vuol dire ridurre la ricattabilità nel lavoro, avere un reddito stabile ed essere credibili davanti ad una banca, potendo pensare di costruire il proprio futuro, magari comprare casa e mettere su famiglia, avere un percorso di carriera, poter tornare a credere di migliorare con il proprio impegno la propria condizione. Significa combattere la piaga dei morti sul lavoro, significa restituire tutele e dignità. E tra chi invitiamo ad andare a votare ci sono anche i tanti imprenditori seri del nostro territorio che subiscono concorrenza sleale di chi abusa di queste leggi. Ricordiamo il caso dei lavoratori di “Giuliani Arredamenti”, ci sono volute 100 ore di sciopero e 16 giorni di presidio per ristabilire cose che dovrebbero essere normali: stabilità, sicurezza sul lavoro una giusta paga. Ci sono leggi sbagliate che rendono possibile trattare le persone come merci e questo è un danno per tutto il sistema. Con questi referendum possiamo cambiare concretamente le cose».

Per il quesito sulla cittadinanza, quali vantaggi si potranno avere per l’inclusione dei cittadini stranieri già in Italia e avete timore che ci siano pregiudizi verso coloro che ancora vedono negativamente l’arrivo di stranieri?

«Il quinto quesito si rivolge a due milioni e mezzo di persone già italiane a tutti gli effetti, ma che nei documenti risultano straniere, pur essendo nate qui, o avendo studiato qui o lavorando qui stabilmente, persone che pagano le tasse, hanno un reddito, conoscono la lingua italiana, hanno una casa, non hanno condanne o procedimenti con la giustizia, ma hanno meno diritti, banalmente non possono fare un concorso pubblico, come la ragazza che studia scienze infermieristiche a Firenze, che quando i genitori hanno ottenuto finalmente la cittadinanza, lei per 20 giorni era già maggiorenne e oggi una volta laureata non potrà essere assunta dall’Ausl e noi sappiamo bene quanto bisogno abbiamo di queste figure. Il referendum è giusto e non c’entra nulla con gli arrivi, quelle sono altre leggi che andrebbero cambiate perché non hanno funzionato ma non entrano in questo referendum».

Ovviamente ci sono anche voci contrarie: c’è qualche ragione del no che l’ha particolarmente infastidita?

«Sorrido, perché sinceramente non ho sentito ragioni del no particolarmente argomentate su cui ribattere. Ma rispetto chi magari ha idee diverse su qualche quesito e andrà a votare, è così che deve essere e saranno le italiane e gli italiani a decidere nelle urne. Avrei voluto più confronti pubblici con contraddittorio ma senza un comitato del no nel territorio non è stato possibile. I referendum sono giusti e se ne ero convinta quando abbiamo raccolto le firme, ne sono più convinta oggi, dopo due mesi in cui abbiamo parlato con migliaia di persone, sentendo le loro storie, e vedendo la speranza nei loro occhi di poter cambiare le cose. Il 2 giugno rappresenta il giorno in cui in questo paese con un referendum si è deciso di dare vita alla nostra Repubblica, come avvenne in quella giornata, il voto è la più grande rivolta democratica che possiamo esercitare, l’8 e il 9 Giugno andiamo a votare».

Come chiuderete la campagna referendaria?

«Faremo festa, giovedì 5 giugno a Forlì in Piazza Saffi dalle 20 con una maratona di interventi e intermezzi musicali con Cosascuola Music Academy e il 6 giugno a Cesena alle 20.30 ai Giardini Pubblici con interventi, la musica di Artenovecento, i gelati della Centrale del Latte il cui ricavato sarà donato alla prevenzione oncologica dell’Ior, e ringrazio entrambi per aver aderito. Invitiamo tutte e tutti a partecipare a questo bel momento di democrazia e partecipazione, vi aspettiamo in piazza e ai seggi elettorali».

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