Tredozio. La sindaca Vietina: «E’ stato un anno difficilissimo ma siamo rimasti uniti. Sono orgogliosa dei miei cittadini»

Forlì

Prima l’alluvione poi il terremoto: il 2023 è stato per Tredozio, così come per gli altri comuni collinari flagellati dalle calamità naturali, uno degli anni più difficili di sempre che ha fatto emergere non solo le fragilità territoriali ma anche quelle istituzionali.

Sindaca Simona Vietina partiamo dall’alluvione: a che punto siete con la ricostruzione?

«Questo è l’anno più difficile che io abbia mai affrontato in 10 anni di amministrazione. Sono successe talmente tante cose e talmente eccezionali che nessuno poteva prevederle. Per quanto riguarda l’alluvione, su 50 chilometri di strade abbiamo registrato 70 frane con il cedimento di tutte le strade comunali. Siamo rimasti isolati per questo su tutti i fronti: noi eravamo completamente isolati tanto che i beni di prima necessità ce li portavano con gli elicotteri. Al momento ci sono stati assegnati 16,5 milioni di euro per la ricostruzione delle strade. Ne abbiamo assolutamente bisogno ma il nostro problema è che non abbiamo le capacità tecniche amministrative per poter affrontare una ricostruzione di questo tipo. Il nostro è un Comune piccolo e sotto organico perché, con il passaggio del servizio personale all’Unione dei Comuni, ci siamo impoveriti in termini di risorse umane in modo esagerato. Non sono state sostituite, infatti, le figure che sono andate in pensione nonostante le nostre richieste tant’è che, al momento, nel nostro ufficio tecnico non abbiamo nessun ingegnere e anche la ricostruzione diventa veramente molto complicata. Le stesse problematiche possono essere estese anche per quanto riguarda il terremoto».

Come è possibile uscire da questa fase di stallo?

«È indispensabile che, come è successo per l’Emilia, il Commissario Figliuolo possa occuparsi in toto della ricostruzione delle strade e Bonaccini degli immobili. Quindi o i Commissari stessi si occupano della ricostruzione oppure l’altra opzione è che inviino tecnici specializzati perché un Comune come il nostro non può gestire opere di tali importo. È impossibile che ce la possa fare».

Qual è la situazione attuale?

«Noi abbiamo avuto l’ordinanza ministeriale alla quale però non è ancora seguita quella di Bonaccini che attendiamo al più presto. Finché, infatti, non ci sarà l’ordinanza di Bonaccini noi non avremo ancora la quantificazione di quanto viene assegnato a Tredozio. Nonostante questo, noi ci siamo già mossi con i debiti fuori bilancio sia per l’assistenza alla popolazione, per prendere in affitto le scuole che saranno pronte a marzo e per affittare un immobile comunale che sarà pronto anche quello a fine febbraio, inizi di marzo. La problematica è veramente importante anche perché il Comune si è esposto in modo ampio e abbiamo bisogno di qualcuno che possa gestire tutta questa ricostruzione. Io devo ringraziare gli alpini perché si sono impegnati nel costruire delle casette per tutte le persone che sono ancora fuori casa».

Il freddo è arrivato: come vivono gli sfollati questo inverno?

«Le persone sono in buona parte all’interno dell’ostello, alcuni hanno trovato casa in affitto ed altri ancora sono ospitati da amici e parenti. Non appena arriverà la possibilità di accedere al contributo economico di autonoma sistemazione, potremo anche dare qualche garanzia di risarcimento. Pensiamo ad un anziano che è fuori casa ed ha la minima come pensione: non sempre riesce a pagare l’affitto quindi sarebbe utile che questo contributo fosse deliberato al più presto dal Commissario».

Che bilancio fa di questi 10 anni di mandato?

«Questo è stato l’anno più impegnativo ma anche gli altri non sono stati rose e fiori: pensiamo al 2015 quando è ceduta la strada provinciale 20 siamo rimasti isolati per 19 giorni oppure pensiamo al Covid. Fare il sindaco di un Comune piccolo come questo è sicuramente impegnativo, di grandissima responsabilità e richiede un impegno costante h24 ma è anche fonte di soddisfazione. Io sono orgogliosa dei miei cittadini che si rimboccano le maniche e aiutano. Io ho volontari, più e meno giovani, che si prestano a dare una mano per tutto quello che c’è da fare. Se non ci fosse questo senso di comunità Tredozio non ce l’avrebbe fatta. Se ce la faremo è anche proprio per essere una comunità forte e unità e per questo ringrazio i miei concittadini».

Alla luce di quanto successo, cosa si potrebbe fare per poter fronteggiare situazioni analoghe con maggiore forza?

«Il problema è che un Comune piccolo non può avere dei dipendenti che non sono residenti perché, nel caso dell’alluvione in cui siamo rimasti isolati, i residenti sono quelli che possono dare una mano se c’è bisogno di fare degli atti o delle pratiche. Il Comune piccolo deve poter contare su dipendenti residenti: è questa l’ unica modalità che lo rende autonomo e indipendente anche nei momenti più difficili».

In questo modo, secondo lei, si potrebbe contrastare anche lo spopolamento delle zone collinari?

«Sì, anche in questo modo. Poi, sicuramente, abbiamo la necessità di essere maggiormente sostenuti dallo Stato e magari superare anche quei limiti di personale che abbiamo al momento. Se un Comune piccolo avesse possibilità di organizzarsi insieme ad altri Comuni piccoli vicini, come avveniva con la Comunità montana, ne avrebbe giovamento. Quando sono diventata sindaco nel 2014 c’era la Comunità montana e molti servizi erano organizzati meglio e soprattutto i problemi, essendo gli stessi tra i diversi Comuni, erano affrontati in un altro modo».

Una previsione per il 2024: cosa si augura per la sua comunità e che cosa si aspetta?

«Il 19 dicembre è stato approvato l’ordine del giorno in Regione, presentato dal consigliere Massimiliano Pompignoli, sulla possibilità di avere le stesse regole che hanno disciplinato la ricostruzione del sisma del 2012 in Emilia. Sono sicura che anche noi potremo, a cominciare dal 2024, rialzare la testa ed avere un territorio ancora più bello di prima per attrarre ancora maggiori turisti. Il nostro territorio è bellissimo» .

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