Terra del Sole, l'ultimo saluto a Elisa Agnoletti

Forlì

Un lungo e disperato abbraccio, nel silenzio del dolore. Nel giorno dell’addio a Elisa, il compagno Ivan si congeda cingendo la bara di legno chiaro al centro della chiesa di Santa Reparata, a Terra del Sole, il paese in cui la donna era vissuta e cresciuta fino al trasferimento a Cesena. È nei cieli in cui Elisa Agnoletti amava volare che lunedì scorso ha trovato la morte, precipitando a 39 anni dalla mongolfiera che tentava di riportare a terra attaccandosi disperatamente alla fune. E il giallo, il colore distintivo di quel pallone aerostatico che era la sua vita, la sua passione, è lì in chiesa insieme a lei. Il papà Sergio, la mamma Gloria e il fidanzato indossano t-shirt gialle, come il camioncino fermo in sosta davanti all’entrata della chiesa in piazza delle Armi su cui campeggia la scritta “La mongolfiera di Iside”. Dentro, il giallo ricorre sulle vesti dei presenti prendendo il posto consueto del nero funebre. Nessuna parola interrompe lo strazio di un addio tragico e improvviso. Tra i presenti, solo lunghi e profondi abbracci.

«Siamo fatti per l’eternità»

«Gesù aveva provato tutti i sentimenti umani, tra cui il pianto, il rifugio più normale in un momento di tragedia come quello che stiamo vivendo noi oggi per Elisa». Un dolore, quello dei familiari, dei parenti, degli amici, della comunità che l’aveva vista crescere, che il parroco tenta di lenire invocando anche uno degli interrogativi ineludibili: «Perché, Signore, non eri lì in quel momento? Questo non sarebbe successo, se tu fossi stato a fianco a lei». La risposta, amara, è quella della fine inesorabile a cui tende la vita di ognuno di noi, «facciamo tanto per tenere insieme questa vita – dice il parroco – ma il fatto è che a un certo punto la nostra vita finisce, e lo scenario è “finisce per sempre o si va da un’altra parte?” Gesù ci ricorda che noi siamo fatti per l’eternità, per la resurrezione. Come è risorto Gesù, tutti noi». La morte non come fine di tutto, quindi, ma come via di trasformazione, come un innalzamento verso l’alto, «come era abituata a fare Elisa» ricorda il parroco, chiamando a raccolta le parole di San Paolo, «che suggeriva di occuparsi delle cose di lassù, del cielo, ed Elisa, facendo quello che amava, questo faceva». Ricoperta da tantissimi fiori colorati, alcuni sistemati in composizioni a forma di mongolfiera, la bara di Elisa è stata condotta fuori, sul sagrato, seguita dal fidanzato, dal papà e dalla mamma che l’hanno accompagnata con la mano posata sul legno chiaro del feretro. Elisa Agnoletti ora riposa nel cimitero di Castrocaro.

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