Soccorso alpino, in Romagna già 40 interventi dall’inizio dell’anno

L’improvvisazione così come la scarsa preparazione degli escursionisti sono, spesso, alla base alle richieste di aiuto che impegnano il Soccorso alpino Emilia Romagna (Saer) della Stazione “Monte Falco”, realtà che copre tutto il territorio della Romagna con i suoi 74 tecnici dislocati su tutte le vallate. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono 40 gli interventi effettuati nel territorio di competenza.
«Tra questi 40, purtroppo, ci sono stati 3 decessi - spiega il Capo stazione, Valerio Gualtieri -. Specialmente durante i mesi invernali, ci sono stati interventi di ricerca di persone smarrite lungo i sentieri in condizioni meteorologiche avverse oppure al buio ma per fortuna sono stati tutti risolti positivamente. I restanti casi riguardano il soccorso di escursionisti mountain bike, fungaioli e in numero minore di perdita dell’orientamento nella bella stagione».
Il Saer è poi intervenuto in caso di incidenti stradali con qualche motociclista finito fuori strada mentre 4-5 soccorsi hanno riguardato stranieri.
Spesso determinante per la veloce e felice risoluzione della richiesta di aiuto è l’intervento dell’elicottero. «L’elicottero con verricello di Ravenna ci dà una grossa mano - sottolinea Gualtieri - perché ci permette di effettuare interventi più rapidi e con una sinergia 118-Soccorso Alpino ancora più affinata. A bordo c’è sempre un tecnico del soccorso alpino che si occupa delle manovre a terra e del recupero delle persone mentre completa l’equipe quella sanitaria, composta da medico rianimatore».
Quando si prepara lo zaino per raggiungere l’Appennino l’imperativo è pianificare il percorso e non sottovalutare le asperità anche del nostro territorio. «La cultura della preparazione per andare in ambiente impervio è fondamentale. Oltre ad avere una buona condizione fisica rispetto al percorso che si intende fare - elenca Gualtieri -. Per prevenire gli incidenti, è sempre necessario pianificare il percorso e qualora dovessero succedere comunque imprevisti, bisogna sapere come comportarsi. In caso di bisogno di aiuto non bisogna chiamare i familiari ma il 112 e richiedere un recupero organizzato speciale».
Determinante per facilitare l’intervento dei soccorritori è sapere dove ci si trova esattamente. «Invece delle applicazioni sui telefonini che possono sempre scaricarsi o non andare - raccomanda il Capo stazione Monte Falco - bisogna avere sempre con sé una cartina cartacea. Anche il nostro territorio è impervio e per questo bisogna avere un minimo di cultura della montagna, leggendo guide, seguendo simposi del Cai o informandosi attraverso le testate giornalistiche che si occupano della materia». Altrettanto importante è, poi, avere il giusto equipaggiamento. «Spesso riscontriamo la mancanza di attrezzatura adeguata - conclude Gualtieri -. Ci sono spesso problemi per quanto riguarda le calzature perché molti partono con le scarpe da tennis ai piedi che non proteggono la caviglia e in caso di terreno bagnato o in presenza di ghiaia non hanno il giusto grip. Gli scarponcini con calzata alta, invece, proteggono da storte e dunque sono fondamentali. Bisogna poi ricordarsi di portare con sé sufficiente acqua e qualche barretta energetica. I tragitti nel nostro Appennino non durano mezz’ora ma da due anche fino a 10 ore e dunque è un errore partire senza i necessari beni di conforto».