Viene colpito da un infarto mentre è nel suo podere, ma la strada di collegamento è interrotta da una frana e non possono arrivare i soccorsi. Si tratta del cervese Renzo Marcatelli, proprietario del podere “Montenostra” (situato nel comune di Santa Sofia), salvato dall’elisoccorso quando le sue condizioni erano disperate. Dietro alla drammatica vicenda, però, ci sta una battaglia giudiziaria che prende le mosse dallo smottamento del 2018. è dello scorso luglio la citazione in giudizio nei confronti del comune di Santa Sofia, di Romagna acque, di Hera spa e del proprietario di un terreno circostante. L’avvocato cervese Francesco Ferroni scrive nell’atto che «dal 2018 il podere si raggiunge solo a piedi, provocando forte rabbia e sconforto nella famiglia Marcatelli, proprio per l’inerzia manifestata fino ad oggi da parte dei responsabili». «Mio padre ha 73 anni - racconta il figlio Luca - e ha restaurato il podere proprio per andarci ad abitare. Purtroppo non c’è il gas, quindi nemmeno il riscaldamento, e lui deve raggiungerlo con le proprie gambe portandosi la roba da mangiare. Fortunatamente l’altro giorno era con un elettricista per mettere a posto dei cavi, quando si è sentito male a causa di un infarto che lo ha colpito all’improvviso. Il tecnico fa anche parte del Soccorso alpino, ed è quindi partito di corsa per raggiungere una zona dove prende il telefono, chiamando subito l’elimedica. Dopo 40 minuti mio padre è stato caricato sull’elicottero e portato d’urgenza a Ravenna, dove ora è ricoverato in terapia intensiva. Non è contato nemmeno avere chiesto la residenza a Santa Sofia per evitare tutto ciò». Come detto attualmente Renzo Marcatelli abita a Cervia con la moglie Mirta, mentre Luca risiede a Villa Inferno. «Chiediamo la manutenzione della strada Coletta di sotto Cabelli - insiste quest’ultimo - o quanto meno che si trovi il modo di passare con l’auto, magari aggirando la frana. Sono stati fatti tutti i rilevamenti, presentate le carte, ma nessuno se ne assume la responsabilità. Non serve una superstrada, trovo però assurdo che un cittadino non possa andare a casa sua. Sta di fatto che alcuni interventi, realizzati negli anni precedenti, hanno comportato il disboscamento dell’area smottata per favorire il passaggio di alcune tubature, che consentono di attingere dalle sorgenti di montagna. La frana coincide proprio con la mancanza del bosco. Ma l’ex convento del 1818, acquistato da mio padre e poi restaurato, era munito di strada segnata dalle carte. Purtroppo quest’ultima finisce lì, e tutti se ne lavano le mani. Il mio avvocato ha cercato di trovare un accordo fra i vari soggetti che hanno competenza al riguardo, senza però raggiungere alcun risultato». Romagna acque (che ha gestito la Coletta di sotto insieme a Hera), dal canto suo, ribadisce che la strada vicinale è «privata ad uso pubblico, quindi gli oneri gravano sugli utenti e sul Comune». Hera assicura di «non avere voce in capitolo, visto il carattere assolutamente eccezionale dei fenomeni atmosferici che hanno portato alla frana oggetto del presente giudizio». Mentre il comune di Santa Sofia parla di «relitto di strada, che ha cessato la propria destinazione pubblica», e si considera quindi «estraneo alla vicenda. L’esistenza di un diritto di uso pubblico del bene - precisa l’Amministrazione del Bidente citando quanto sentenziato dal Tar Marche -, non può sorgere per meri fatti concludenti, ma presuppone un titolo idoneo a tale scopo. La Cabelli non è mai stata formalmente riconosciuta dal Comune come strada vicinale ad uso pubblico, ma presenta caratteristiche di strada interpoderale». In quanto al privato, «non si è mai servito di quel tratto di strada». L’udienza è prevista per fine gennaio, ma a questo punto ciò che preoccupa sono le condizioni di Marcatelli.
Santa Sofia, malore nel podere isolato: battaglia legale