Ruben Bombardi da Forlì a Dubai: “Qui il futuro è già realtà”

«A Dubai il futuro è già realtà». Parola del 49enne forlivese, Ruben Bombardi, responsabile area legale e sviluppo regolamentare di un’entità governativa di Dubai, denominata Vara (Dubai Virtual Assets Regulatory Authority).
Il suo curriculum, oltre alla laurea in Giurisprudenza nel 2002 e a un master, entrambi conseguiti all’Università di Bologna, include studi di “Programma Blockchain Strategy” a Oxford, in Gran Bretagna, nel 2022.
Bombardi, quando ha deciso di voltare pagina e per quale motivo?
«Mi sono trasferito a Dubai nel 2019 perché cercavo un contesto internazionale in cui l’innovazione fosse supportata da una regolamentazione chiara. Quando Dubai ha lanciato Vara, la prima autorità dedicata agli asset virtuali, ho colto l’occasione ideale per unire le mie competenze tecniche all’obiettivo di creare norme sicure e pratiche».
Perché Dubai viene definita “la terra del futuro”?
«Per la rapidità nelle decisioni strategiche e la capacità di attrarre talenti globali. Qui si sperimentano progetti pilota in mobilità aerea, blockchain (un registro digitale condiviso e immutabile che registra le transazioni in modo sicuro e trasparente, ndr), energie rinnovabili e intelligenza artificiale che altrove richiederebbero anni. In breve, questo Paese collauda oggi ciò che molti Paesi adotteranno domani».
Un esempio concreto?
«A Dubai abbiamo creato degli asset virtuali (tokenisation in inglese) che rappresentato la proprietà di beni immobiliari. Con il trasferimento del bene virtuale, la proprietà dell’immobile passa all’acquirente del bene virtuale, riducendo costi e tempi e aumentando la trasparenza nel settore immobiliare».
Cosa consiglierebbe di sperimentare a un turista?
«Ammirare un tramonto dal 148° piano del Burj Khalifa, perdersi nei souk (mercato) dell’oro, delle spezie e dei tessuti a Deira. E ancora: assaggiare uno shawarma di strada (carne marinata e cotta su uno spiedo verticale che ruota, ndr) e poi un machboos (riso speziato con carne, ndr) in un locale di Al Fahidi, oltre che passare una notte in un campo beduino: cielo stellato e colazione all’alba».
Il periodo del Ramadan è descritto come molto suggestivo dai viaggiatori: proviamo a spiegare perché?
«Perché unisce spiritualità e ospitalità. Di giorno si avverte un’atmosfera raccolta mentre al tramonto l’iftar (pasto serale che segna la fine del digiuno quotidiano, ndr) anima la città con profumi e tavolate generose. Anche chi non è musulmano è benvenuto: condividere il primo dattero al calare del sole diventa un gesto comunitario che supera la religione».
Continuerà a vivere a Dubai?
«Al momento sì. Vedo l’opportunità concreta di contribuire alla definizione di regole globali per un settore emergente, lavorando con colleghi di oltre cento nazionalità. La qualità dei servizi, la sicurezza e l’energia professionale mi motivano ogni giorno. Finché potrò aggiungere valore e crescere, resterò volentieri».