Propulsione per i piccoli satelliti, il futuro parte dal Campus di Forlì

Forlì

Ingegneria aerospaziale lancia il progetto Boost. Operativo dal primo gennaio all’Università degli studi di Bologna, Campus di Forlì, si propone di consolidare la tecnologia dello iodio come propellente chiave per i piccoli satelliti (SmallSats). «Boost – spiega Fabrizio Ponti, professore al Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto – è una ricerca all’avanguardia, in grado di rivoluzionare il campo della propulsione dei satelliti». La loro diffusione, soprattutto quelli in miniatura, ha reso molto più rapido ed economico l’accesso allo spazio per paesi, governi regionali e piccole aziende, che possono utilizzarli per svariate funzioni: dal controllo del traffico terrestre, marittimo e aereo, al monitoraggio di eventi catastrofici, fino alle indagini sulle attività criminali.

«Questa proliferazione – continua Ponti – ha portato anche all’introduzione di rigorose normative di dismissione, rendendo necessarie operazioni propulsive per il riposizionamento e lo smaltimento dei satelliti a fine vita». Boost punta a risolvere questi problemi, introducendo la possibilità di ricaricare le batterie e di effettuare rifornimenti in orbita, grazie a cartucce di iodio solido, ricaricabili e sostituibili. «Oggi il carburante più comune per i propulsori elettrici satellitari è lo xeno: si tratta di un gas nobile estremamente costoso e con disponibilità estremamente limitata. Il suo utilizzo richiede serbatoi pressurizzati: un elemento che limita l’impiego nei piccoli satelliti, a causa delle misure di sicurezza dei sistemi di lancio utilizzati». Lo iodio è, invece, molto più economico e può essere immagazzinato allo stato solido a condizioni ambientali, eliminando la necessità di pressurizzare».

Nel corso della ricerca, che avrà una durata di 4 anni, sarà messo a punto anche un catodo in Radio Frequenza alimentato a iodio: componente fondamentale per estendere l’applicabilità della propulsione elettrica anche a potenze più elevate. Coordinato dall’Università di Bologna, Boost prevede il coinvolgimento di 7 partner fra istituti di ricerca e aziende a livello europeo nell’ambito della propulsione, come le Università di Padova (Italia) e di Stoccarda (Germania), il Centro di Ricerca Icare del Cnrs (Francia), le aziende italiane T4i (Spin-off dell’Università di Padova) e Tyvak International srl, oltre ad Astos Solutions, con sedi in Germania e Romania. Svolto quasi interamente al Campus di Forlì, nei laboratori universitari di via Fontanelle, è finanziato con oltre 2 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon Europe, all’interno del Cluster 4 “Digital, Industry & Space”.

«Siamo entusiasti – conclude il professor Ponti – di guidare questo percorso e di collaborare con partner di prim’ordine per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del progetto e aprire la strada verso tecnologie europee di propulsione spaziale più sostenibili».

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