Da due anni non possono accedere alla propria casa con le auto, i termosifoni sono freddi perché per la stessa ragione non è possibile fare rifornimento di Gpl e sono costretti a passare a piedi da un campo per percorre quei circa 200 metri di tragitto che li separa dalla strada principale poiché i vicini gli impediscono di utilizzare la strada privata, unica via di accesso all’abitazione. È una situazione kafkiana quella che stanno vivendo da tempo due sorelle che vivono nel verde delle colline di Predappio, territorio di confine con il comune di Meldola. «Io e mia sorella siamo venute ad abitare qui nel 2005 con nostra madre che poi è venuta a mancare nel 2019 – racconta Milena Milandri, proprietaria della casa assieme alla sorella Miriam –. La nostra abitazione è in cima ad un cocuzzolo e l’unica strada di accesso è attraverso una ex strada vicinale ad uso privato dei frontisti che passa davanti ad un’altra casa». Nel 2022 quest’ultima abitazione è stata venduta e purtroppo sono iniziati forti attriti con i nuovi vicini. «Questi ultimi ci hanno chiesto di pagare 40mila euro per rifare la strada a fronte di una cifra complessiva di 80mila euro – prosegue Milena –. Noi gli abbiamo risposto che eravamo d’accordo ad asfaltare ma non a quella cifra».
Da lì inizia un incubo scandito anche da minacce e dispetti vari. Due settimane dopo, le sorelle Milandri ricevono una lettera in cui un avvocato le informa che il cancello di ingresso alla strada sarebbe stato chiuso con catena e lucchetto come effettivamente è avvenuto. «Siamo state costrette a chiamare i carabinieri e sono partite le denunce – racconta Milandri –. I carabinieri sono riusciti a far aprire il cancello ma dopo poco la strada tra la nostra e la loro proprietà è stata chiusa con una barriera che ci impedisce il passaggio». Barriera solo in parte abbassata alla quale si è aggiunto un accumulo di terra che è stata poi posta sotto sequestro dai carabinieri forestali. Peccato che per rimuoverla serve una richiesta di dissequestro da parte dei vicini. Una beffa nella beffa. Il 28 giugno scorso è arrivata la sentenza civile.
«Il giudice, per quanto riguarda la causa di possessorio, ha dato ragione a noi disponendo la riapertura della strada oltre al pagamento delle spese legali. Da allora, però, non si è mosso nulla». Mercoledì della prossima settimana è fissata l’ultima udienza di primo grado del procedimento penale in cui i reati contestati sono violenza privata ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il prossimo passo è tornare dall’avvocato e far intervenire l’ufficiale giudiziario. Una storia assurda in cui i Comuni non hanno potere di intervento poiché la strada è privata e la burocrazia ha tempi dilatati. «Se anche volessimo vendere questa casa, per la quale paghiamo un mutuo – ragiona Milena –, chi la comprerebbe senza una strada che ne permette l’accesso?».