Forlì, rubò gioielli e corone alla Madonna del Fuoco, inchiodato dal Dna

Forlì

FORLÌ. La realtà può assomigliare a un film e, in questo caso, l’identificazione del ladro che un anno fa depredò l’effigie della Madonna del Fuoco nel seminario di via Lunga - avvenuta a pochi giorni dalla festa della patrona che si celebra oggi - sembra proprio dimostrarlo: soprattutto perché all’identità dell’uomo, il 48enne Alberto Partipilo, si è arrivati grazie al suo Dna.

Tradito dalla ferita

Per strappare monili preziosi, collane, monete e due piccole corone dal volto della Vergine ritratto su un supporto di cartapesta, che si trovava nella chiesa del seminario, il primo marzo dell’anno scorso il malvivente aveva rotto con un pugno il vetro che lo proteggeva, ferendosi la mano e lasciando sul posto evidenti tracce di sangue che la Polizia scientifica della Questura, diretta dal sostituto commissario Gianni Grilanda, aveva repertato.

Percorso virtuoso

«L’esito dei nostri esami – ricorda Grilanda – è stato inviato alla Banca dati centrale, che custodisce il Dna di tutti coloro ai quali per legge è stato possibile prelevarlo. A quel punto è partito il processo, che richiede un po’ di tempo, per incrociare il profilo genetico del nostro “Ignoto” con quello di tutti coloro che si trovano nel registro nazionale». «Pochi giorni fa – gli fa eco il dirigente della Mobile, Mario Paternoster – è arrivata finalmente la conferma: il 48enne, originario di Bari, era proprio l’autore del furto. Siamo molto contenti, anche perché si tratta del primo caso nella nostra provincia di una indagine eseguita con queste metodiche andata a buon fine». A quel punto, su richiesta del sostituto procuratore Filippo Santangelo, il gip del Tribunale di Forlì ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita dagli uomini della Mobile.

Tesoro scomparso

L’uomo, però, che vanta vari precedenti per furto e reati contro il patrimonio - per i quali aveva già scontato alcune condanne - alcuni giorni dopo il furto, per sua stessa ammissione, si è sbarazzato di tutto guadagnando poco più di un migliaio di euro. «La valutazione effettiva di quei monili è impossibile – constata Paternoster – certo è che il loro valore è enormemente superiore. Non sarà facile ritrovarli».

La tentazione

In quel periodo Partipilo era ospite in seminario, dove in precedenza - essendo senza fissa dimora - aveva scontato un periodo agli arresti domiciliari. Attratto dai gioielli del ’700 frutto di donazioni di privati, aveva messo a segno il colpo, restando qualche giorno in via Lunga per poi essere accolto dalla Papa Giovanni XXIII e aver trovato lavoro come magazziniere.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui