L'esame sulle reliquie a Forlì. «San Mercuriale era un camminatore con denti sani e un po’ di osteoporosi»

Forlì

FORLI'. «Lo scheletro conservato da secoli nella Cappella Mercuriali appartiene ad un uomo alto un metro e 60 centimetri, dell’età di almeno cinquant’anni e vissuto nell’antichità». Almeno cento persone hanno preso parte, ieri pomeriggio in San Mercuriale, alla presentazione dei risultati scientifici preliminari dell’esame autoptico dei resti del proto vescovo forlivese, disposto dall’abate don Enrico Casadio in occasione della festa parrocchiale e operato da un pool di esperti coordinati dall’antropologo fisico e paleopatologo Mirko Traversari. «Anche se siamo ai primi riscontri – dichiara l’abate – la ricognizione è già positiva. Pensate che alla vigilia dell’indagine si temeva che quell’urna potesse contenere le ossa dello stesso Gerolamo Mercuriali, alla cui famiglia è dedicata la Cappella risalente al XVI secolo». Già negli anni ’80 il professor Cleto Corrain dell’Università di Padova riesumò i resti. Oggi gli esperti hanno a disposizione tecnologie molto più sofisticate, che possono fornire dati importantissimi sui resti terreni del Santo, valutando, in primis, lo stato di conservazione delle reliquie, al fine di garantirne la corretta preservazione per le generazioni future. «Abbiamo colto l’occasione della ricognizione dei resti – riprende Traversari – per restaurare l’intero scheletro del santo, praticamente integro. Anche lo stato di conservazione è buono, sebbene sia stato per secoli in un reliquiario ligneo attaccato da acqua e agenti esterni». Altri elementi preliminari: di corporatura non particolarmente robusta, il “nostro uomo” presenta alcune compressioni dell’ossatura sulla parte superiore destra del corpo, che rivelano che era abituato a portare una sacca sulla spalla. Non soffriva di artrosi, ma di osteoporosi: questo potrebbe comportare qualche problema all’accuratezza delle indagini. «Era abituato a camminare – continua Traversari – ma è un aspetto condiviso da molti uomini del suo tempo. Aveva anche una particolare cura dei denti, giunti a noi in ottimo stato nonostante all’epoca non esistessero dentisti né dentifrici». Al termine dell’incontro don Enrico ha presentato anche il nuovo reliquiario in marmo di Carrara, la cui spesa, al pari delle indagini autoptiche sui resti del santo, è stata coperta da un “service” del Lions Club Forlì-Cesena Terre di Romagna. A questo punto è già scattato il conto alla rovescia per gli esiti dell’esame del Dna e del Carbonio 14, in corso di svolgimento all’Università di Parma e che dovrebbero ricondurre al quarto, quinto secolo dopo Cristo i resti di quell’uomo, rimasto nella storia e nel culto forlivese come il proto vescovo San Mercuriale.

Da ricordare infine che sarà il vescovo monsignor Livio Corazza a tenere l’incontro formativo in programma questa sera, alle 20.45, nella chiesa parrocchiale di via Pacchioni, intervenendo sul tema “Un cammino di fraternità per la Diocesi”.

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