Mercati in crisi, calano i banchi. A Forlì dieci anni fa erano circa 180, ora sono 150

Forlì

Il sistema dei mercati e del commercio sulle aree pubbliche perde pezzi. Nell’ultimo decennio il comparto ha registrato un arretramento significativo a livello nazionale: dal 2014 al 2024 sono scomparse oltre 42mila imprese, pari a un calo del 22,4%, più di una su cinque. E in alcuni settori la contrazione è drammatica: abbigliamento, tessuti e calzature segnano una riduzione di quasi il 55%, mentre anche i banchi alimentari arretrano del 18%. È quanto emerge da “I Mercati si svuotano: si può ancora parlare di scarsità della risorsa?”, l’approfondimento sul commercio su aree pubbliche presentato da Anva Confesercenti in occasione dell’Assemblea nazionale svoltasi domenica a Roma, alla quale hanno partecipato anche il presidente di Anva Forlì Andrea Sali e il vicedirettore di Confesercenti Forlì Fabio Lucchi. Una tendenza negativa che si registra anche a Forlì, seppur in maniera leggermente più contenuta.

«Il calo riguarda anche il nostro territorio – conferma Fabio Lucchi –. Ad esempio il mercato del lunedì e venerdì a Forlì, che nel 2024 ha subito un compattamento condiviso, dieci anni fa aveva circa 180 banchi, ora sono 150-160. Il trend nazionale ci coinvolge, così come il fatto che nel nostro mercato ci sono molte attività di moda e abbigliamento, settore in crisi soprattutto a causa del commercio online. Il messaggio arrivato dall’incontro a Roma è quello di capire cosa sta succedendo a livello normativo. Si parla di diminuzione delle risorse (intese come posti), ma nei mercati gli spazi ci sono perchè sta diminuendo il numero di operatori. Chiaro che il grido d’allarme è che i mercati sono un presidio dei territori. Dove sono presenti spesso portano quei servizi che purtroppo in sede fissa si stanno perdendo. Occorre combattere la desertificazione sociale, il mercato settimanale porta un servizio nel territorio. Questo concetto di sostegno condiviso, visto il calo di commercianti, è abbastanza importante. Noi stiamo cercando di agire compattando gli spazi per rendere tutto più strutturato e continuativo». Oltre ai mercati ambulanti, anche le fiere stagionali hanno registrato un calo: «Purtroppo anche in questo caso stanno diminuendo da 100 a 70 gli spazi da occupare». Alla crisi economica si somma l’incertezza normativa legata alla direttiva Bolkestein e ai rinnovi delle concessioni. L’assenza di linee guida definitive ha frenato gli investimenti e bloccato nuove autorizzazioni. «A rischio non c’è solo un comparto storico della microimprenditorialità italiana – conclude Fabio Lucchi – ma la tenuta commerciale e sociale dei territori, dove i mercati sono presidio economico e luogo di coesione». Per Andrea Sali «servono certezze e una riforma che sostenga chi garantisce servizi di prossimità, promuovendo formazione, digitalizzazione e ricambio generazionale. Difendere i mercati significa evitare una nuova desertificazione commerciale e tutelare un pezzo della nostra identità economica e sociale».

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