Meldola, disegnato il futuro dell’Irst Irccs “Dino Amadori”

Potenziare la rete oncologica della Romagna e rendere sostenibile, anche dal punto di vista economico, l’attività dell’Irst valutando anche di trasformare la ragione sociale in Fondazione. Sono alcuni degli obiettivi a cui mirano i nuovi vertici dell’istituto di Meldola che ieri si sono presentati. Si tratta di Luca Zambianchi, presidente Irst Irccs, Cristina Marchesi e Martina Rosticci, rispettivamente direttrice generale e direttrice sanitaria.
«La presenza di ben cinque Irccs a livello della Regione può determinare la qualità della medicina che si eroga nel nostro territorio – ha spiegato Zambianchi –. Ciò che ci auguriamo è che si riesca a creare una rete solida di collaborazione fra tutti gli Irccs regionali soprattutto per quello che riguarda la ricerca. L’importanza che ogni centro riesca a derogare quello che è la sua peculiarità è una sicurezza nell’ambito della salute per quello che riguarda le patologie oncologiche e non solo».
L’istituto entro il 2026 trasferirà il reparto di degenza con 32 posti letto nella palazzina che è in costruzione al “Morgagni Pierantoni” in modo da poter garantire ai pazienti . Un trasferimento che permetterà di elevare ulteriormente la complessità dei trattamenti grazie alla prossimità con servizi quali, solo per fare un esempio, la rianimazione o la terapia intensiva, fronteggiando così qualsiasi emergenza. Nell’istituto di Meldola continueranno ad essere accolti i pazienti in day hospital, rimarrà la radiofarmacia, la farmacia oncologica della Romagna e la ricerca con i laboratori dedicati. «La farmacia centralizzata dalla Romagna, la radiofarmacia e le camere bianche sono costate 20 milioni di euro – quantifica il presidente – che sono stati finanziati in gran parte con un autofinanziamento». Entro la fine dell’anno, i prodotti realizzati dalla radiofarmacia dovrebbero iniziare a generare reddito, un tassello ulteriore per rendere più sostenibile economicamente l’azienda. «Consideriamo che, per esempio, tutte le spese del personale sono equiparate al pubblico senza però avere le coperture che hanno le aziende pubbliche – spiega Zambianchi –. Quindi, per sintetizzare in una frase, siamo pubblici come costi ma siamo privati come ricavi. Quindi può essere che negli anni si sia creata una sofferenza economica finanziaria».
«Il nostro grande obiettivo è quello di potenziare, rendere realmente oliata, fruibile e funzionale la rete oncologica della Romagna – spiega Marchesi –. Un paziente che risiede in Romagna deve essere certo che, in qualsiasi punto della rete si rivolga, che sia Meldola, Ravenna o Rimini, troverà le stesse risposte e verrà indirizzato nel punto che per la sua patologia è quello più qualificato per la cura. Quindi ci sono tutti i presupposti per poter rafforzare questo concetto di rete ed è quello su cui lavoreremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni».
«Nel 2024 – quantifica Rosticci – l’Irst vanta 558 dipendenti con un’età media di 41 anni con uno sbilanciamento verso le quote rosa che rappresentano il 73% dei nostri collaboratori. Per quanto riguarda i nostri pazienti, i dati del 2024 dicono che 29mila pazienti hanno avuto accesso all’Irst in termini di presa in carico, di ricoveri, accessi ambulatoriali, terapie. Un dato in aumento, con un +6% se confrontiamo il dato con l’anno precedente. Lo stesso trend positivo viene confermato anche dal numero dei nuovi pazienti che sono più di 9mila, in crescita del 2%. L’attività di ricovero certifica l’attrattività dell’Istituto: il 34% dei pazienti proviene da fuori regione». «I nuovi vertici – conclude l’assessore regionale alle politiche per la salute, Massimo Fabi – sono l’inizio di un’evoluzione che dovrà essere sincrona rispetto a un cambiamento anche della ragione sociale di questo Istituto». Le valutazioni sono ancora in corso ma probabilmente si andrà verso la costituzione di una Fondazione. L’assessore poi annuncia «l’avvio di un percorso di riordino e di riforma degli Irccs emiliano-romagnoli» per il potenziamento di una rete «che combina la qualità dell’assistenza, la qualità della ricerca e la qualità della formazione».