Forlì, medici stremati: «Niente ferie, mancano i sostituti»

Forlì

«È estremamente stressante, noi medici siamo stremati. Siamo arrivati al punto di non poter prendere le ferie perché non ci sono colleghi in grado di sostituirci. Alcuni non reggono più e vanno in pensione anticipatamente». Vincenzo Immordino, medico di famiglia e segretario provinciale del Simet, il sindacato italiano dei medici del territorio, dà sfogo alla tensione accumulata nel corso di oltre un anno. Da quando il Covid si è fatto largo tra i continenti stravolgendo la quotidianità di decine di milioni di persone, i medici di base si sono trovati a fare i conti con «carichi di lavoro quintuplicati». Tra burocrazia, urgenze, vaccinazioni «e i malati che ci sono sempre stati», ricorda il dottore forlivese, «siamo costretti a fare gli “straordinari”. Abbiamo la mente impegnata quasi 24 ore su 24». «Il sabato mattina, almeno due o tre ore devo passarle sempre in studio - racconta Immordino - perché altrimenti non riuscirei a mettermi in pari con tutte le procedure che ora spettano ai noi medici, tra cui ora anche i piani terapeutici per i pazienti cardiologici». I malati Covid, inoltre, sottolinea il dottore, «devono essere costantemente monitorati, contattandoli almeno una volta al giorno. E poi ci sono le quarantene: anche quelle vanno controllate, informando l’ufficio di Igiene dell’inizio, della conclusione e delle eventuali evoluzioni». Il medico di base, inoltre, deve tenere conto delle ricadute psicologiche che la pandemia genera sugli assistiti. «Se non dai adeguato sostegno ai malati - spiega il dottore - le persone vanno in panico. E allora capita che qualcuno che ha il Covid prenda il cortisone troppo presto, non sapendo che nei primi giorni di malattia è dannoso, e che qualcun altro va al Pronto soccorso anche se non deve andarci, peggiorando la sua situazione».

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