Maxi operazione dei Carabinieri contro dal Comando Tutela Patrimonio Culturale di Roma. Un arresto anche a Forlì, con un uomo rintracciato dai Carabinieri della Stazione di Ronco e posto agli arresti domiciliari.
L’operazione è partita ieri, venerdì 12 dicembre, quando in Calabria e Sicilia, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 11 persone (2 in carcere e 9 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere dedita a scavi clandestini, deturpamento di siti archeologici, furto e ricettazione di beni archeologici, eseguiti presso importanti giacimenti archeologici calabresi, nonché ricettazione di beni culturali.
Il gruppo avrebbe così agevolato la cosca di ‘ndrangheta degli Arena, che in tal modo consolidava il controllo del territorio in Isola di Capo Rizzuto e nei territori limitrofi, oltre a beneficiare dei proventi delle attività delittuose. Contestualmente sono state eseguite 12 perquisizioni locali. L’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi Provinciali Carabinieri di Crotone, Catania e Messina nonché con il supporto dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia. Oltre 80 i carabinieri impiegati, che hanno operato nei territori delle regioni Calabria e Sicilia.
La misura cautelare è stata emessa a conclusione dell’attività investigativa sviluppata dai Carabinieri del Nucleo TPC di Cosenza, avviata nell’ottobre 2022 e conclusa nell’ottobre 2024, che ha preso il via da una serie di accertamenti di iniziativa da parte dei militari dello speciale reparto dell’Arma, a seguito dei quali veniva riscontrata la presenza di numerosi scavi clandestini condotti all’interno di vari siti archeologici. Le successive investigazioni hanno consentito di accertare condotte illecite collegate al traffico di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini operati all’interno dei parchi archeologici nazionali di Scolacium (Roccelletta di Borgia) dell’antica Kaulon a Monasterace e Capo Colonna (Crotone) nonché in altre aree private del territorio della provincia di Crotone.
Si è accertato, in particolare, che le suddette aree sono state oggetto, per tutta la durata dell’indagine, di sistematici saccheggiamenti posti in essere da una squadra di “tombaroli” che, con un’organizzata ed articolata spartizione di competenze, ha alimentato il mercato clandestino di materiale archeologico. Nel corso dell’attività è stata constatata l’esistenza di una complessa organizzazione (tombaroli - intermediari - ricettatori) ben radicata in alcuni territori della provincia di Crotone. Le fasi delle attività illecite sono state acclarate e documentate dettagliatamente attraverso intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali, riprese video e sequestri, in corso d’opera.
I vertici dell’organizzazione hanno diretto e controllato l’attività dei sodali, pianificato le singole spedizioni ed individuato i luoghi di interesse, grazie alle specifiche competenze in materia “acquisite sul campo”. Inoltre, sono state predisposte modalità operative tali da scongiurare, o quanto meno contenere, il rischio di controlli da parte delle forze dell’ordine, anche attraverso l’utilizzo di canali di comunicazione di difficile intercettazione.