Il giro del mondo di Riccardo Prati: Forlì-Forlì in 8 mesi: “Volevo dimostrare che la terra è tonda!”

Ricordi, emozioni ed esperienze, da farne...un’enciclopedia! È quello che Riccardo Prati, 60 anni, viaggiatore per passione e professione (è tour leader per Avventure nel mondo...) porta a casa dal viaggio intorno al mondo, da Forlì a Forlì, compiuto in moto, in nave, aereo, barca a vela e anche a piedi.

L’impresa lo ha impegnato da febbraio a ottobre 2023, e sarà l’oggetto del suo terzo libro “Il giro del mondo da un’isola all’altra”.

Riccardo, dopo tanti milioni di chilometri, un altro viaggio.

«Miravo a dimostrare che la terra è rotonda - ride - e andando sempre verso Est in effetti sono tornato a Forlì. In realtà volevo conoscere meglio la zona insulare del Pacifico, così per Avventure ho guidato un gruppo all’arcipelago di Raja Ampat, un luogo remoto e ancora non colonizzato dal turismo. Concluso il viaggio, mi sono detto che poteva essere la volta buona».

E quindi?

«Sono andato in Malesia e poi nelle Fiji, che mi sono piaciute meno di altre perché sono “colonie” molto costose della Nuova Zelanda, niente a che fare con le Tonga, un luogo meraviglioso in cui sembra di fare un salto indietro di cinquanta-sessant’anni. Gli abitanti, tutti obesi a causa di una dieta ricchissima di zuccheri, hanno un modo molto ospitale e sincero di accogliere, e un vero amore per la “kava” di cui bevono litri e litri tutte le sere».

L’ha provata anche lei?

«È una specie di fango, ma certo, l’ho bevuta anche io, perché è parte della loro cultura».

E dopo il... fango?

«L’arcipelago di Vava’u dove si può davvero nuotare con le balene, e le isole Cook. Ho sempre detto che il posto migliore dove vivere è la Romagna, ma dopo averle viste potrei cambiare idea».

Perché?

«Il ritmo e il modo di vivere sono veramente umani, non esistono recinzioni fra le case, le persone sono serene... Da lì mi sono spostato nelle Tuamotu, dove ho incontrato un italiano che da trent’anni gira il mondo in barca a vela: ho passato una quindicina di giorni in mare con lui, ma ho capito ancora meglio che la mia dimensione è stare fra le persone del posto».

Tanti incontri...

«Impossibile raccontarli tutti: come quello con la famiglia che da 5 anni gira il mondo in barca, o con quelli che hanno problemi di giustizia nei paesi d’origine e si spostano per il mondo. In un ostello ho anche conosciuto Tony Mangan, che dall’Irlanda ha fatto il giro del mondo, ma a piedi».

La voglia di Polinesia comunque se l’è tolta.

«E infatti sono andato a Manaus da dove navigando sul Rio delle Amazzoni di paese in paese proprio come fanno gli abitanti, un’esperienza umana meravigliosa, sono arrivato alla foce. Da lì sono andato a la Isla de Marajò, dove anche la polizia utilizza i bufali per spostarsi, e poi nell’arcipelago di Fernando de Noronha, un paradiso naturale presidiato in cui c’è un’attenzione rigorosissima al riciclo e a non sovraccaricare un ambiente fragile e prezioso».

E poi?

«E poi, Forlì: le isole da visitare erano finite...».

Insomma, molte avventure.

«Sì. Al di là dei luoghi, che pure sono bellissimi, quello che mi interessa di più è cercare di comprendere vite e desideri delle persone che incontro, per confrontarli con quelli a cui sono più abituato. È la passione a cui ho dedicato tutta vita, la mia droga salutare».

Un rimpianto e una cosa bella da portare a casa.

«Rimpianto: non essere rimasto di più in alcuni posti dove non mi sono potuto mantenere lavorando. Cose belle: l’imprevedibilità, non sapere mai quale sarebbe stata la prossima tappa, e quando. Non avere problemi di tempo mi ha reso padrone di me stesso e del viaggio. E sono anche riuscito a non superare il mio budget!».

Come ha fatto?

«Il fattore tempo è importante: se un volo è troppo costoso, se ne può cercare un altro più economico la settimana dopo. E poi ostelli, spesso ospitalità nelle case e, sempre per risparmiare sui voli, un bagaglio da 7 chili! Ma porto a casa tanti ricordi, tante foto, qualche amicizia. E la voglia di ripartire: il mese prossimo guiderò un gruppo in Arabia Saudita».

Posti noti?

«No davvero! Cerco sempre di conoscere luoghi e culture nuovi: per poterli studiare, perché siano sempre un nuovo stimolo».

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