Home food e Home restaurant, tante richieste nel Forlivese: “Il telefono squilla di continuo”

Sono almeno 10 le persone, in prevalenza donne con figli, che negli ultimi 12 mesi hanno scelto di aprire un’attività imprenditoriale tra le quattro mura di casa nel Forlivese.

Si tratta delle cosiddette “Home Food” e “Home Restaurant”, nuove forme di attività che permettono di trasformare la passione per la cucina e le produzioni di qualità in un solido business. Ad accomunare le imprenditrici, è certamente la passione per la cucina attraverso la produzione di prodotti alimentari che spaziano dal cake design, pasticceria dolce e salata, dalle confetture al pane alle paste tirate al mattarello. Alimenti genuini spesso dai sapori antichi, le cui ricette sono frequentemente tramandate e gelosamente custodite in famiglia. Un’esperienza imprenditoriale che consente di conciliare vita privata e professionale nel rispetto delle normative igienico-sanitarie e della legislazione comunitaria sulla salute. «Il mio telefono squilla continuamente da parte di donne che ci contattano per informarsi su questa opportunità lavorativa – afferma Laura Pedulli, responsabile Cna Agroalimentare Forlì-Cesena -. Si tratta nella maggior parte dei casi di donne, prevalentemente mamme, che hanno dai 30 ai 40 anni con bimbi piccoli. Ci sono tantissime richieste di informazioni perché questo tipo di attività consente di conciliare il tempo libero e quello dedicato alla famiglia, una cosa non di poco conto per chi ha bimbi. Si tratta spesso di donne che sono depositarie da sempre di una passione ereditata a loro volta dalla mamma che consente di crearsi un lavoro».

«Quando parliamo di Home Food e Home Restaurant ci troviamo di fronte a mestieri nuovi che meritano attenzione e che richiedono risposte puntuali – spiega Cristina Sapignoli, presidente dei mestieri Produzione Alimentari di Cna Agroalimentare Forlì-Cesena –. Moltissime persone, mosse dalla passione e dalla conoscenza tramandata, si rivolgono a Cna per avviare un percorso che le guidi nell’apertura di questo tipo di attività, nel rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza alimentare e di etichettatura. Questo contribuisce a contrastare l’abusivismo nel settore alimentare».

Nel vuoto legislativo nazionale, la Regione Emilia-Romagna ha tracciato il percorso per l’apertura di tali nuove forme di attività. «Siamo l’unica Regione che è partita con questo aspetto attraverso una determina dirigenziale che definisce l’aspetto igienico sanitario – sottolinea Pedulli –. Sapere che la produzione sia regolamentata da questo punto di vista, è garanzia di sicurezza e al tempo stesso di tutela di un settore che abbatte l’abusivismo. Anche se si opera nella propria casa, all’atto di apertura dell’attività si acconsente che i numerosi organi preposti al controllo in materia igienica sanitaria, possano venire a fare ispezioni in casa e dunque in una civile abitazione. Ciò dimostra la grande attenzione da parte della Regione dal punto di vista della salute e della tracciabilità del prodotto».

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