Forlì, Zelli e la sfida del 2028: “Organizzare eventi nei luoghi di cultura

Rendere i luoghi culturali cittadini, come biblioteche e musei, protagonisti a livello culturale non solo attraverso la valorizzazione dei documenti contenuti ma organizzando al loro interno eventi culturali e divulgativi capaci di creare un indotto. È una delle proposte di cui si parlerà, domani sera a partire dalle 20, nell’ambito del Festival dell’Unità della Pescaccia, al campo sportivo di Villagrappa. L’incontro vedrà la presenza di Michele Valli, segretario comunale del Pd e di Gabriele Zelli che metteranno in rilievo l’enorme importanza dell’obiettivo che le due città si sono poste e forniranno suggerimenti e proposte su quali aspetti puntare per cercare di ottenere l’ambito riconoscimento di capitale italiana della cultura. «Bisognerebbe alzare l’asticella delle prospettive e delle prerogative – sostiene Zelli - e vedere la cosa non solo limitata al 2028. Bisogna lavorare in prospettiva e per farlo non serve fare l’elenco dei personaggi illustri di Forlì nei vari ambiti perché ogni città ne ha. Bisogna partire con l’obiettivo di essere nominati come Capitale della cultura per fare in modo che in ogni caso, anche dopo il 2028 qualunque sia il risultato ottenuto, qualcosa rimanga».

A giocare un ruolo centrale secondo Zelli sarebbero i centri culturali cittadini. «Pensiamo alla biblioteca Saffi e a quella per ragazzi oppure al Fondo Piancastelli – esemplifica –: si tratta di realtà uniche al mondo. Non sono luoghi in cui, purtroppo, negli ultimi anni si è prodotto cultura non solo per ragioni attinenti alle sedi che sono, chiaramente, un problema che da un certo momento in poi è diventato insuperabile. Non si è fatto nulla per quanto riguarda l’approfondimento di quello che contengono». Non bisogna dunque limitarsi a mantenere aggiornati gli inventari ma studiarne i documenti per poterli valorizzare attraverso una serie di iniziative.

«Pensando al Fondo Piancastelli – dice Zelli – si potrebbe studiare tutto ciò che riguarda l’invasione napoleonica con la soppressione di tutti gli ordini ecclesiastici. Tutti i libri che avevano nei conventi e nei monasteri sono finiti in biblioteca e chi mai ha fatto un inventario per capire che cosa c’è a riguardo? Da qui si potrebbero sviluppare mostre, convegni, momenti di confronto con altri studiosi. Pensare alla promozione dei documenti e alla loro conoscenza e, così facendo, si farebbe lavorare anche le biblioteche decentrate che oggi sono case asfittiche che vengono tenute aperte da persone con grande volontà. La stessa cosa vale per la biblioteca Saffi, quella per i ragazzi e per i musei che devono essere luoghi di studio, di produzione di cultura, di organizzazione di incontri, di convegni con ricaduta a livello territoriale».

Bisogna poi investire anche in termini di spazi a disposizione dei promettenti artisti locale così come in posti di lavoro affinché diventi una risorsa sotto diversi punti di vista. «Il concetto è dare la possibilità di crescere culturalmente che significa anche avere molte più persone che su queste cose ci guadagnano da vivere – spiega Zelli –. Ci deve essere personale qualificato. Noi a Forlì non abbiamo un direttore di museo ma se ce ne fosse uno per ogni museo sicuramente farebbe di tutto per tenere aperto quello spazio e si darebbe da fare per far conoscere quella realtà».

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