Forlì, una donna guida il reparto di Urologia

Forlì

È direttrice della unità operativa di Urologia dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì e presidente dell’Associazione urologi italiani, due incarichi di grande importanza in un settore medico che fino a non molti anni fa si pensava fosse “riservato” agli uomini. Una conquista non facile, ma che rappresenta il manifesto migliore per la sempre più auspicata parità di genere. Roberta Gunelli dal 2020 dirige il reparto ed è chirurga robotica. «Non è stato facile, la strada è stata in salita – ammette la dottoressa Gunelli –, il lavoro di chirurgo comporta un impegno notevole, anche maggiore per le donne. Ogni anno a marzo ci troviamo a parlare e chiederci cosa sia cambiato per le donne e la risposta è che poco è stato modificato. Certo esiste una normativa per la tutela delle pari opportunità, ma non deve rimanere solo una norma, serve rispetto reciproco tra uomini e donne, anche in famiglia, anche tra madri e figli: a volte anche in televisione vediamo trasmissioni che mettono in contrapposizione uomini e donne. Che certo non sono uguali, ma il bello è questo. Il genere femminile ha come caratteristiche costanza, sensibilità e affidabilità: se le si dà un incarico, la donna lo porta a termine con costanza e grinta. La sensibilità potrebbe essere interpretata come una debolezza, ma non lo è, anzi nel campo medico è positiva perchè ci permette di avvicinarci meglio al paziente».

Le opportunità

Nei campi della medicina e della chirurgia cresce in maniera costante il numero di donne: se sopra i 50 anni il numero maggiore resta quello degli uomini, sotto questa soglia il 60 per cento sono donne. «Anche nelle scuole di specializzazioni stanno aumentando le donne – riprende Gunelli – anche se di solito si pensava alle donne come pediatre, dermatologhe, e cose simili, mentre in chirurgia, urologia e ortopedia sono ancora poche. Specialità che una volta erano appannaggio maschile oggi non lo sono più». Anche nell’urologia dove la componente femminile è del 7 per cento. «Pazienti uomini potrebbero essere in difficoltà – dice la primaria – a me è successo solo in una occasione e peraltro si trattava di un collega. Non è stato facile, la donna deve fare un doppio lavoro, quello medico e a casa, ma se dovessi ripensare al mio percorso lo farei certamente, sono stata anche fortunata ad avere un marito che fa la mia stessa professione e mi ha supportato. L’urologia è un settore bellissimo, dalla parte clinica, diagnostica, fino a quella chirurgica». Dove ha raggiunto anche la presidenza dell’associazione italiana. «Essere stata scelta dai colleghi uomini è motivo di grande soddisfazione personale perchè vuol dire che si identificano. È sicuramente un onore. A maggio ci sarà il congresso e ci sarà il passaggio perchè ho fatto i miei 4 anni, ma rimane senza dubbio un’esperienza positiva».

Il progresso

Una chirurgia sempre più legata alla robotica: «Da quando è partita, nel 2000, sono stati fatti passi da gigante – conferma la dottoressa Gunelli – grazie alle tecniche mini invasive con strumenti tridimensionali che hanno amplificato i vantaggi. Oggi per l’operatore è meno difficile l’intervento e il futuro andrà sempre più in questa direzione, anche nell’urologia».

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