Forlì, torna lo scontro tra Gruppo 8, Sofalegname e sindacato Sudd Cobas

«A dieci giorni di distanza dalla firma in Prefettura dell’accordo, nessuno degli impegni presi da Gruppo8 e Sofalegname è stato rispettato e nulla sono valsi i quotidiani solleciti inviati ad entrambe le aziende affinchè si rispettasse quanto previsto». A denunciarlo è il sindacato Sudd Cobas che, nelle scorse settimane, ha tenuto alta l’attenzione sulla delicata questione dei lavoratori di via Gramadora che hanno scioperato per 17 giorni davanti all’azienda. «Niente attivazione degli ammortizzatori sociali, niente ripartenza della produzione e neanche gli stipendi di giugno sono stati ancora pagati – prosegue l’organizzazione sindacale –. Nel frattempo da lunedì gli operai hanno trovato le porte chiuse anche allo stabilimento di via Meucci, dove è dislocato il reparto della falegnameria. Il tutto senza nessuna comunicazione preventiva e nemmeno una spiegazione. Le commesse di lavoro ci sono ma stanno venendo dirottate in altri stabilimenti di terzisti, inoltre in questi giorni è in corso da via Gramadora un via vai continuo di furgoni che svuotano la parte dello stabilimento dove sarebbe dovuta ripartire la produzione di Sofalegname di materiali e merce semilavorata». Sudd Cobas lancia un nuovo appello: «Gruppo 8 non sta solo offendendo i lavoratori, ma un intero territorio. Prefettura e Regione Emilia Romagna, che si erano fatti garanti dell’accordo, reagiscano duramente senza accettare dall’azienda un nuovo oltraggio alla dignità del lavoro. Non possiamo permettere ad una multinazionale di continuare ad umiliare questo territorio, prima con le fabbriche-dormitorio e poi stracciando accordi firmati davanti a istituzioni e sindacato». Il sindacato, quindi, è pronto a far ripartire la mobilitazione qualora fosse necessario. «Nelle scorse settimane più volte ci siamo sentiti rivolgere “appelli alla ragionevolezza” – conclude Sudd Cobas –. Aziende come Gruppo 8 non hanno né ragionevolezza né decenza, e questa ne è l’ennesima prova. Gruppo 8, che fino a dieci giorni fa accusava il sindacato di mettere a rischio la tenuta occupazionale, ha usato ogni giorno successivo all’accordo per portare avanti un piano che serve a bruciare decine di posti di lavoro. Siamo pronti a fare ripartire la mobilitazione. L’azienda firmi subito il contratto di solidarietà, riparta la produzione in entrambi gli stabilimenti e si paghino immediatamente ai lavoratori gli stipendi».