Per i forlivesi, l’aspetto più appariscente della festa di Santa Lucia è la grande fiera ambulante in programma dalle 7.30 alle 20 di sabato 13 dicembre lungo corso della Repubblica e il lato sud di piazza Saffi, con ben 125 bancarelle cariche di una vasta gamma di prodotti: si va dall’abbigliamento agli articoli per la casa, dai giocattoli per i più piccoli a tante idee regalo, fino ai dolci natalizi dominati dal torrone, il vero protagonista della kermesse commerciale, che si alternerà con i croccanti ed altre “loverie” tipiche della nostra tradizione.
L’evento mercantile scorre in parallelo con la festa religiosa prevista all’interno della chiesa di Santa Lucia, che pure quest’anno sarà invasa da frotte di fedeli in fila per la rituale benedizione agli occhi (dalle 9 alle 19.30 solo nel chiostro attiguo alla chiesa). Sono previste messe alle 6.30, 8.30, 10, 11.15 e 14, alle 15.15 presieduta dal vescovo Livio Corazza con tutti i bambini del catechismo dell’Unità pastorale e alle 19, officiata dal vicario generale don Enrico Casadei. Alle 16.30 recita del rosario, seguito alle 17.15 dai vespri. E’ previsto anche il mercatino nei locali parrocchiali dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Sarà possibile salire sul campanile di San Mercuriale dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
In base al calendario cristiano, il 13 dicembre è la festa di una santa dell’antichità, Lucia, fanciulla siracusana nata nel 283 e martirizzata nel 304 dall’imperatore Diocleziano per essersi rifiutata di adorare gli dei pagani, troppo antropomorfi per essere veri. La solennità è contigua al 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, da cui il detto popolare “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”. Facile pensare che la chiesa di Roma abbia voluto sostituire le feste “pagane” inneggianti alla luce, diffuse in tutto l’emisfero nord del mondo. A questo tema della luce è legato il patronato della vista per la quale è invocata Lucia, raffigurata con la palma del martirio e in mano un piatto con gli occhi. Le sue reliquie vennero portate a Costantinopoli e infine a Venezia, nella chiesa di San Geremia, dove sono tuttora custodite. E a un siciliano, Sant’Orso, che all’inizio del V secolo fu vescovo di Ravenna, risale la diffusione della devozione della santa anche in Romagna. In passato, Lucia proteggeva un’altra “condizione” sociale assai poco lusinghiera: le donne nubili. Per le giovani in cerca di marito, soprattutto le più povere e senza dote, farsi vedere in chiesa e partecipare ad una delle tante messe celebrate lungo l’arco della giornata, significava rendere di dominio pubblico la volontà di accasarsi. La grande sagra forlivese dedicata alla martire siracusana viveva nell’attesa della Tombola comunale, che si estraeva al tramonto dal balcone principale del palazzo municipale. Borgo Cotogni, l’odierno corso della Repubblica, era illuminato dai lumi in acetilene dei venditori ambulanti, creando uno scenario impareggiabile.