Forlì, sulla Sofalegname scontro tra sindacato e società

Forlì
  • 02 agosto 2025

Anche venerdì mattina gli operai di Sofalegname hanno trovato l’ingresso della fabbrica chiuso con le catene. Si tratta della parte di stabilimento di via Gramadora che, dopo 17 giorni di sciopero, avrebbe dovuto riprendere la produzione a seguito dell’accordo siglato in Prefettura. «Le commesse di lavoro ci sono, Ma sono state dirottate in altri stabilimenti di terzisti – afferma il sindacato Sudd Cobas –. Da lunedì abbiamo documentato come la porzione di capannone in comodato d’uso alla Sofalegname sia stata svuotata da tutta la merce semilavorata e materiali di lavoro. Il lavoro c’è ma lo stanno facendo altri, altrove. Da ieri mattina in via Gramadora sono tornati i tir container venuti a prelevare materiali dalla parte di stabilimento Gruppo8. L’azienda ha preso in giro lavoratori, sindacato e istituzioni mentre ci riprova con la delocalizzazione».

Gli operai, in attesa dello stipendio di giugno, sono quindi tornati per forza di cose davanti ai cancelli. «Gli è stato impedito di lavorare sia in via Gramadora che in via Meucci – prosegue il sindacato –. L’azienda non ha mai dato seguito all’accordo quadro che prevedeva la firma di un contratto di solidarietà e i lavoratori si ritrovano anche senza ammortizzatori sociali. Si tratta solo di far rispettare un impegno preso davanti a Regione e Prefettura».

La replica

Sulla vicenda è intervenuto anche il legale di Sofalegname, l’avvocato Francesco Minutillo: «L’accordo quadro del 20 luglio scorso conteneva una clausola precisa, prima di qualsiasi firma sul contratto di solidarietà era necessario verificare in modo completo la sostenibilità finanziaria, fiscale e contributiva dell’azienda, passata, presente e futura. Il sindacato ha sottoscritto quell’impegno, vincolandosi a un percorso tecnico di analisi e istruttoria, mentre ora pretende una sottoscrizione “al buio”. L’azienda rimane disponibile al confronto, ma nel rispetto degli accordi e della legge, perché solo scelte ponderate e documentate possono garantire la tutela di tutti i lavoratori».

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