Forlì, sull’obbligo vaccinale Valletta boccia la cancellazione

Forlì
  • 10 luglio 2024

I pediatri bocciano l’idea di cancellare l’obbligo vaccinale nei bambini e ragazzi fino a 16 anni contro 12 malattie, lanciata nei giorni scorsi dal senatore leghista Claudio Borghi. L’emendamento, che dovrebbe essere giudicato inammissibile per estraneità di materia, avrebbe riportato le lancette normative indietro fino al 2017 quando l’allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, introdusse l’obbligo perché la copertura vaccinale era all’ 87,2% lontano dalla soglia minima raccomandata del 95% e si rischiava andare incontro a pericolosi focolai di morbillo. «Affrontare il problema della popolazione che nutre esitazione vaccinale in questa maniera non mi sembra appropriato – ragiona Enrico Valletta, direttore dell’unità operativa di pediatria del nosocomio forlivese –. Il problema della copertura vaccinale esiste ma è molto complesso ed è essenzialmente culturale. Per questo va affrontato in maniera complessiva, attraverso l’informazione, formazione e la crescita culturale, e non solo con la sola abolizione dell’obbligo vaccinale. Tuttavia, abolire l’obbligo vaccinale non evidenza che possa, in qualche modo, persuadere chi non è convinto a vaccinarsi a farlo. Se l’obiettivo, quindi, è quello di superare l’esitazione vaccinale, credo che questa proposta sia destinata a non ottenere il risultato che si prefigge». La legge Lorenzin cercò di dare una risposta immediata per tentare di arginare il riacutizzarsi di alcune patologie . «Localmente in Italia, tra il 2016 e il 2017 – ricorda Valletta –, alcune malattie infettive cominciavano a circolare perché le coperture vaccinali, per malattie come morbillo e pertosse, stavano calando. Questo ha indotto alcuni provvedimenti che hanno raggiunto l’obiettivo di migliorare le coperture vaccinali». Effettivamente, dati alla mano, a seguito dell’obbligo imposto, le vaccinazioni per il morbillo sono aumentate in Italia del 7%. «In Emilia Romagna i dati sono quasi ovunque più che soddisfacenti poiché sopra al 95% – continua Valletta – e questo ha consentito di limitare l’espansione di epidemie di morbillo e pertosse, cosa che non è successa altrove in Europa». Per il direttore della pediatria forlivese, dunque, non è in discussione la bontà delle vaccinazioni ma la modalità adottate per convincere gli indecisi. «Chi è contrario ai vaccini per principio – sostiene – è molto difficile da convincere. C’è invece spazio di confronto con chi ha dei timori, del tutto comprensibili, legati al desiderio di fare le scelte migliori per i propri figli ma è aperto alla discussione. C’è necessità di fare informazione corretta». Il Covid ha un po’ esacerbato le posizioni: «Le ha estremizzate – conferma Valletta –. Chi era contrario forse lo è diventato in maniera più convinta».

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