Due coniugi sono stati condannati per stalking, la vittima delle reiterate persecuzioni era la madre di lui, “colpevole” - stando alla ricostruzione dell’accusa - di non aver partecipato al matrimonio del figlio. Si è concluso con una condanna a un anno e sette mesi per entrambi gli imputati e un risarcimento complessivo di mille euro, il processo che vedeva sul banco degli imputati figlio e nuora di una signora over 65 anni, già in condizioni di fragilità.
La vicenda, accaduta tra il 2022 e il 2023, ha avuto al centro un dissidio familiare: la mancata partecipazione della madre al matrimonio del proprio figlio che si è svolto fuori città. Nel corso del dibattimento la pm Elisa Faenza, che ha chiesto due anni per l’uomo e un anno e 8 mesi per la nuora, ha potuto ricostruire la condotta degli imputati, denunciati dalla signora per atti persecutori. La donna anziana si è costituita anche parte civile ed è stata difesa dall’avvocata Monica Vallicelli. Al centro della condotta persecutoria, durata da novembre 2022 a gennaio 2023, vi era un bombardamento di messaggi audio e comunicazioni dal contenuto volgare, violento e aggressivo. L’episodio più drammatico si è consumato nel 2023, quando gli imputati si sono recati di persona a Forlì per insultare la donna, questo ha causato nella vittima un tale shock da farla “tremare dalla paura” visto le minacce ricevute, con le quali le promettevano di trascinarla per tutta la città fino a farle male. Insomma la condotta di nuora e figlio ha trasformato in un vero e proprio incubo la vita della vittima, una donna addirittura costretta a guardarsi le spalle e impossibilitata ad uscire di casa se non era accompagnata da qualche familiare o conoscente.
Privata della sua stessa libertà, per diverso tempo non ha potuto nemmeno provvedere in autonomia per la spesa, come invece era solita fare da quando il marito non c’era più. L’esasperazione per la costante minaccia e il clima di terrore hanno spinto la signora a una scelta drastica: nel 2024 si è trasferita lasciando la città e la propria casa. La vittima è tornata in Tribunale a Forlì, solamente in occasione del processo ma anche in tale circostanza non ha nascosto il proprio timore, arrivando in aula “tremando come una foglia”.
Nel corso del dibattimento, inoltre, l’avvocata della parte civile ha evidenziato come nel corso del processo entrambi gli imputati, che di fatto non si sono mai presentati in aula e già agli arresti domiciliari, non abbiano mostrato alcun ravvedimento per le azioni compiute, né tanto meno hanno fatto pervenire le scuse alla signora. Dopo essersi ritirato in camera di consiglio, il giudice Andrea Priore, ha emesso la sentenza condannando (in primo grado) figlio e nuora per stalking.