Forlì ricorda Annalena Tonelli

Forlì

Sarà il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza a presiedere, domenica 5 ottobre, alle 20.45, in Cattedrale, la Veglia Missionaria nel ricordo di Annalena Tonelli a 22 anni dalla barbara uccisione in Somaliland. Nel corso della celebrazione porterà la sua testimonianza Emanuele Capobianco. Il medico ricorderà la sua esperienza accanto alla volontaria negli ultimi anni trascorsi a Borama, presso il sanatorio fondato dalla stessa Annalena, fino al tragico assassinio. Il secondo incontro in ricordo della martire della carità forlivese, è in programma giovedì 9 ottobre, sempre in Cattedrale. Protagonista sarà don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, da sempre in sintonia con il messaggio di Annalena. L’agenda 2025 della fraternità, dal titolo “Agire con il cuore”, è stata infatti dedicata proprio a lei, “una donna che ha fatto fiorire il deserto”. La serata sarà arricchita dalla compagnia “Quelli della via”, che proporrà canzoni a sostegno della riflessione di don Gigi. L’ingresso è gratuito, ma su prenotazione obbligatoria. Per informazioni si può contattare il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, al numero 0543 704356. Il 25 giugno 2003, a Ginevra, nell’atto di ricevere il “Nansen Award” dell’Alto Commissariato per i Rifugiati, Annalena aveva risposto: “Accetto solo per dare voce a chi non ha voce”. Cinque giorni dopo torna per l’ultima volta nella sua Forlì, per testimoniare nella sala Auditorium Carisp gremita all’inverosimile, lo sconfinato amore per i brandelli di umanità ferita abbracciati 35 anni prima in uno dei luoghi più ostili del pianeta. Pochi giorni prima di morire, in un’accorata lettera aveva denunciato le pressioni cui era sottoposta: “Da tempo i potenti della zona vogliono impossessarsi degli aiuti che gestisco per gli ammalati e sono infastiditi dalla cura che offro ai malati di Aids”. Le sue ceneri sono state sparse, come aveva espressamente chiesto, nell’eremo di Wajir, in Kenya, “sulla sabbia del deserto più amato del mondo”. Poche lapidarie parole su un foglietto scritto a mano: “Non parlate di me che non avrebbe senso, ma date gloria al Signore per gli infiniti indicibilmente grandi doni di cui ha intessuto la mia vita”.

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