Due condanne, rispettivamente di 7 anni e dieci mesi e 7 anni anni e un mese, per due giovanissimi, appena ventenni, ritenuti responsabili di una lunga serie di crimini, tra cui rapina, furti, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza è arrivata ieri in tarda mattinata nell’aula del Tribunale di Forlì, presieduta da Monica Galassi. Entrambi gli imputati, difesi rispettivamente da Simone Matraxia del foro di Ascoli Piceno e Pamela Fragorzi in sostituzione di Giuditta Mazzoli, erano accusati di fare parte della baby gang tunisina che agiva con particolare aggressività in diverse zone della città di Forlì e non solo. La banda, sgominata dalle forze dell’ordine che nel marzo scorso hanno arrestato 10 ragazzi, si è resa artefice di circa 20 episodi tra furti, rapine e lesioni, commessi prevalentemente nelle zone a ridosso delle stazioni ferroviarie, di quelle dei bus e non lontano da centri commerciali. Colpi messi a segno con un’aggressività esagerata, almeno se rapportata ai bottini non certo milionari ai quali arrivavano. A volte poche centinaia di euro in contanti, altre smartphone, biciclette o monopattini o beni di consumo. Queste condanne si aggiungono a quelle già inflitte ad altri sei componenti della banda e al patteggiamento di un altro imputato, segnando un chiaro segnale di tolleranza zero nei confronti di questi episodi di criminalità giovanile organizzata. Proprio ieri, infatti, i due imputati (gli unici due della baby gang che hanno optato per proseguire legalmente affrontando un processo con rito immediato) sono tornati in aula. Un’occasione per rilasciare delle dichiarazioni spontanee, con le quali i due giovanissimi si sono detti dispiaciuti per quanto accaduto, ma estranei alle accuse mosse nei loro confronti. In altre parole, hanno ammesso di far parte del gruppo e allo stesso tempo di non aver commesso i reati a loro contestati. Durante la discussione finale, il pm Antonio Vincenzo Bartolozzi ha chiesto una condanna per entrambi gli imputati che riconoscesse l’aggravante dei reati compiuti in quanto alcuni video hanno accertato la brutalità delle azioni poste in essere e la “naturalezza” con le quali sono state effettuate . La linea difensiva si è concentrata sulla giovanissima età degli imputati e sul loro difficile contesto sociale, visto che molti dei membri della banda sono risultati essere senza fissa dimora, senza una casa stabile e addirittura vivere in alloggi di fortuna. Insomma, i due legali hanno insistito che si tenesse conto della situazione dei due ragazzi e che la pena dovesse avere una funzione rieducativa. Nonostante le richieste degli avvocati degli imputati, volte a un trattamento più mite e focalizzato sulla rieducazione, è arrivata la condanna in primo grado. Trascorsi i 60 giorni di tempo per conoscere le motivazioni contenute nella sentenza, i legali dei due giovani non escludono il ricorso in appello.
Forlì. Rapine, furti e aggressioni in serie. Due ventenni condannati a 7 anni ciascuno