Forlì, povertà: su 700 famiglie che si rivolgono all’Emporio della solidarietà la metà sono italiane

Forlì

«La metà dei 700 nuclei famigliari che si rivolgono all’Emporio della solidarietà della Caritas di Forlì-Bertinoro, luogo di distribuzione diretta di alimenti e beni di prima necessità, è composta da italiani». E non basta: l’Osservatorio delle povertà e risorse della Caritas evidenzia che «negli ultimi sei mesi del 2025, ai Centri di Ascolto diocesani (in particolare quello di Casa Betania, presso la parrocchia di Santa Maria del Fiore, ndr) sono state incontrate quasi 900 persone, italiane e straniere e il 55% di loro ha evidenziato gravi difficoltà sanitarie, dipendenze e fragilità psicologica, aggravate dal disagio economico».

Sono solo due degli aspetti salienti delle povertà presenti nel territorio diocesano, emersi ieri mattina a Forlì, in sede di presentazione della 9° Giornata mondiale dei poveri in programma domenica 16 novembre, con gli interventi del vescovo Livio Corazza e del direttore della Caritas diocesana, Filippo Monari. L’evento, che sarà celebrato in concomitanza del Giubileo dei Poveri, prevede alle 10.30 la celebrazione della messa nella parrocchia di Regina Pacis, presieduta dallo stesso vescovo Livio. Nelle altre parrocchie diocesane saranno raccolte testimonianza di carità vissute nell’ambito delle rispettive comunità. Corazza richiama il messaggio che Papa Leone ha scritto con riferimento alla Giornata mondiale: «I poveri non sono un diversivo per la Chiesa, bensì i fratelli e le sorelle più amati, perché ognuno di loro, con la sua esistenza e anche con le parole e la sapienza di cui è portatore, provoca a toccare con mano la verità del Vangelo». Monari ha invece proseguito nella descrizione dell’allarmante sequenza di dati sulle povertà locali. «Dal 2019 a oggi, in Emilia-Romagna, la povertà non solo è aumentata del 30%, ma ha assunto una chiave multidimensionale: all’aspetto solo relativo, assoluto o emergenziale, si è aggiunto anche quello relazionale, legato alle solitudini sociali, all’assenza di reti parentali e amicali e ad una sfiducia per il futuro, accompagnata da disagio socio-psicologico e sanitario». Con il venire meno dei cosiddetti “fondi emergenziali” legati al contesto pandemico e al dramma dell’alluvione, l’affronto delle “povertà multimediali” va affrontato insieme, con la partecipazione dei corpi intermedi, ma anche delle istituzioni, «che dovrebbero rimettere il tema della povertà al centro dell’agenda politica. Noi continuiamo ad esserci con i nostri servizi, ma non basta più. Serve l’intervento di tutti coloro che possono fare qualcosa». Occorre inoltre modificare le modalità d’accoglienza: «Anche se all’Emporio continuiamo a ricevere persone e famiglie con le classiche problematiche socio-economiche - continua Monari - dobbiamo cominciare ad affrontare anche disagi di tipo sanitario e psichico. E questo è un contesto su cui noi possiamo fare ben poco: è necessario pertanto creare una rete di aiuti, con l’obiettivo di un progetto ad hoc per ogni persona che chiede assistenza».

La conclusione è del vescovo Corazza: «Il vero bisogno delle persone povere è la carenza di attenzioni. La carità è un aspetto fondamentale del messaggio cristiano, e questi fratelli in povertà hanno necessità di aiuti concreti, ma anche spirituali».

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