Forlì. Picchiata e segregata in casa, marito a processo

Forlì
  • 07 luglio 2025

«Mi picchiava. E mi ha tenuta segregata in casa per 4 giorni consecutivi impedendomi di uscire». Sono le accuse che una 30enne ha mosso nei confronti del marito, 35enne (entrambi stranieri), per le quali all’uomo è stato imposto dal Gip il divieto di avvicinamento alla donna e per le quali adesso lui è anche imputato di maltrattamenti in famiglia nell’aula collegiale, in tribunale a Forlì, del presidente Monica Galassi (con giudici a latere Federico Casalboni e Ramona Bizzarri).

Una famiglia residente a Forlì da tantissimo tempo, perfettamente integrata nel tessuto sociale romagnolo. Per i coniugi è in corso anche una causa di separazione.

La vicenda giudiziaria ha preso vita un anno fa circa quando la donna, come riportato nelle accuse sostenute in aula dal pm Emanuele Daddi, decise di denunciare i soprusi e le violenze patite dal compagno. Facendo leva su alcune fotografie scattate nelle quali si era auto ripresa vistosamente tumefatta e ferita. E per le quali, al netto del procedimento in corso, il gip si era già mosso dopo la denuncia: intimando al marito, difeso dall’avvocato Pamela Fragorzi, l’ordine di allontanamento dalla donna.

Se nelle accuse è riportato un episodio specifico di maltrattamento ulteriore alle botte documentate fotograficamente e refertate in ospedale, la difesa dell’uomo è netta nel sostenere che la vicenda abbia avuto dei contorni differenti. La donna, fuggita dalla segregazione e dalle percosse denunciate, si era rifugiata a casa dei suoi parenti residenti in zona. Per quanto riguarda lo scontro fisico, per la difesa i coniugi si sarebbero azzuffati e picchiati a vicenda. Ma la decisione di denunciare sarebbe invece stata indotta alla vittima da suo fratello. Dopo che questi aveva litigato a sua volta con il marito della donna.

Un intreccio per il quale, nel tentativo di fare chiarezza, sono state chiamate a testimoniare alcune parenti della 35enne. Che a dispetto di quanto avevano dichiarato nei verbali resi ai carabinieri, hanno opposto un muro di “non ricordo” alle domande di procura e della presidente di collegio giudicante. Limitandosi a riferire e rimarcare di non sapere “chi avesse picchiato chi quando e come”. Ma di aver soltanto “consigliato” alla donna di “portare pazienza” di fronte alle violente liti con il marito.

Una situazione che ha reso macchinosa e difficoltosa, malgrado l’ausilio anche di un interprete, la testimonianza. Dichiarazioni delle parenti che verranno ora confrontare, nella prossima udienza, anche con quelle dei verbalizzanti sia delle denunce che delle dichiarazioni a sommaria informazione raccolte nelle indagini del passato.

L’uomo, nel corso dell’udienza di mercoledì, ha chiesto che gli venisse revocato l’ordine di allontanamento imposto dal Gip ormai da molto tempo. Non tanto per rivedere la moglie che lo ha denunciato, quanto per poter stare vicino ai suoi figli ancora in tenera età. Un’ordinanza restrittiva la cui richiesta di annullamento è stata rigettata dal Collegio giudicante. Mentre l’udienza per cercare di spiegare meglio i fatti, secondo la versione degli operatori dei carabinieri che vi hanno indagato, è stata rinviata a settembre.

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