C’è un momento tanto magico quanto atteso che si ripete da circa un mese, ogni settimana, nella casa di riposo Casa Mia: quando Kao e Onda varcano la soglia, gli occhi degli ospiti si illuminano. Il golden retriever e l’australian shepherd entrano nella struttura con la delicatezza di chi sa di avere una missione speciale. Non sono semplici cani ma ponti emotivi capaci di attraversare la nebbia dell’Alzheimer e riportare alla luce frammenti di vita che sembravano perduti per sempre.
È stato infatti avviato nella struttura un nuovo progetto di pet therapy condotto dall’equipe di Interventi assistiti con animali (Iaa) della Fondazione opera Don Pippo Onlus di Forlì. I quattro zampe lavorano in sinergia con i loro compagni umani, ovvero Silvia Corvini, responsabile del progetto, Marco Andreoni e il medico veterinario esperto in Iaa, Raffaella Pirini. Una vera e propria squadra di professionisti dunque, la cui forza sta nella relazione.
Una esperienza appena iniziata che sta già mostrando risultati che vanno oltre ogni aspettativa. Non si tratta solo di regalare qualche ora di compagnia agli anziani, ma di operare un vero e proprio miracolo quotidiano: risvegliare emozioni che la malattia aveva sopito, far riaffiorare ricordi sepolti sotto strati di oblio, favorire l’interazione e il dialogo attraverso uno sguardo. «La dinamica della comunicazione non verbale prende un grande spazio - racconta Roberta Conte, una delle operatrici che segue il progetto - e dà modo a chi ha fatica a parlare di trovare altri canali di espressione». «Una signora aveva paura dei cani - aggiunge Carmela Calvo, operatrice nella Rsa - ma la modalità attuata dal cane e il modo in cui è stato approcciato da Silvia ha spinto la signora ad allungare la mano e accarezzarlo. Oggi c’era entusiasmo nel sapere che sarebbero tornati i cagnolini, alcuni si ricordano l’appuntamento nonostante il decadimento cognitivo».
I nonni sorridono, parlano, ricordano gli animali che avevano. Con la spontaneità di cui gli animali sono maestri, Kao e Onda si avvicinano alle carrozzine non esitando a buttarsi pancia all’aria se percepiscono difficoltà da parte di qualche ospite. Una dote innata di cui era maestra anche la labrador Matilda, venuta a mancare 20 giorni fa, che sapeva offrire conforto senza bisogno di parole. «Il progetto - ha spiegato Giovanni Benini, direttore della struttura - viene fatto a gruppi di 10-12 persone e durerà fino a maggio».
