Torna sotto i riflettori delle aule giudiziarie del Tribunale di Forlì la complessa vicenda di un trentenne originario della Costa d’Avorio, che si trova a rispondere nuovamente dell’accusa di violenza sessuale.
Il giovane, affetto da psicosi cronica e un disturbo schizoaffettivo, è già noto per una serie di procedimenti aperti negli anni per episodi analoghi. I fatti contestati questa volta risalgono al giugno 2023. A distanza di pochi giorni, infatti, l’imputato avrebbe messo in atto il suo modus operandi consolidato nel tempo e avrebbe palpeggiato, come di consueto, il sedere di due giovani donne. La dinamica è pressoché identica: un gesto fulmineo, una “toccatina”, lo spavento della vittima, le immediate scuse dell’uomo e, all’arrivo delle forze dell’ordine, una repentina degenerazione in escandescenze.
Ciò che rende il caso particolarmente spinoso e complesso è legato alla storia clinica e alla valutazione della capacità di intendere e di volere dell’imputato. Attualmente, il 30enne è seguito all’interno di una struttura cittadina, in ottemperanza a una misura di sicurezza già emessa a suo carico. La difesa, affidata alle avvocate Pamela Fragorzi e Giuditta Mazzoli, ha richiesto più volte nel corso dei procedimenti passati una perizia psichiatrica, ottenendo risultati clamorosamente diversi. Gli specialisti che si sono succeduti nella valutazione hanno fornito diagnosi che spaziano dall’incapacità totale di intendere e di volere, alla parziale incapacità, fino alla piena capacità di intendere e di volere. Una successione di esiti che getta un’ombra di incertezza sulla reale condizione mentale del giovane al momento dei fatti e sulla sua imputabilità.
Per dirimere il nodo gordiano delle perizie contrastanti e tentare di fare luce definitiva sulla posizione del 30enne, nel corso dell’ultima udienza il gip Massimo De Paoli ha disposto una nuova e, si spera, cruciale valutazione. La prossima settimana, quando si tornerà in aula, verrà conferito ufficialmente l’incarico al dottor Giancarlo Boncompagni, il cui compito sarà quello di effettuare una nuova perizia psichiatrica. L’esito di questa indagine sarà determinante per stabilire il prosieguo del procedimento e l’eventuale pena o misura di sicurezza da applicare, tenuto conto della pericolosità sociale del soggetto e della sua condizione clinica. Solo dopo, quindi, il gip potrà emettere la sentenza che la difesa auspica possa finalmente bilanciare le esigenze di giustizia delle vittime con la necessità di cura e la valutazione della responsabilità penale dell’imputato.