Forlì. Ok alla zona produttiva a Villa Selva, lo scontro in aula non blocca il voto

Via libera dal consiglio comunale con 15 voti favorevoli e 9 contrari per la nuova zona produttivo logistica di Villa Selva e si infuoca il dibattito politico durante l’assise cittadina. Sul piatto gli accordi operativi per la realizzazione di un maxi comparto industriale in via Mattei per un totale di oltre 230.000 metri quadrati di cui 150.000 di superficie edificabile, vocato principalmente alla logistica. Stessa procedura, tra l’altro, toccherà anche per il cosiddetto Polo H e complessivamente sui 7 progetti andati in porto rispetto alle 23 manifestazioni di interesse presentate dai privati al Comune. «Ci tengo a precisare che, rispetto alla delibera del 2017, non abbiamo autorizzato nulla di commerciale in più rispetto a quanto previsto – spiega il vicesindaco e assessore all’urbanistica, Daniele Mezzacapo –. Tra l’altro delle 23 manifestazioni di interesse pervenute, ne sono state accolte 14 e nel corso del tempo sono scese a 7 perchè sono state escluse quelle che prevedevano ulteriori aree commerciali o cambi di destinazione d’uso. L’iter è complesso e per i 4 accordi esaminati oggi, c’è già il parere favorevole di Regione, Provincia che va ad aggiungersi a quello del Comune». Tornando a Villa Selva, l’accordo più corposo, della durata di sette anni, prevede nel dettaglio sette lotti da edificare per 143.000 metri quadrati; verranno inoltre realizzate la viabilità di accesso, sei aree parcheggio per 430 posti, aree a verde pubblico e di mitigazione per 58mila metri quadrati, un giardino della pioggia di 1.600 metri quadrati. Il valore delle dotazioni territoriali ammonta 5,4 milioni di euro; le opere esterne a 730.000 euro; la fideiussione a 7,6 milioni, il valore stimato degli oneri di urbanizzazione a 2,9. Inoltre il Comune avrà un contributo di 50.000 euro per la manutenzione dei dispositivi di invarianza idraulica, di 42.000 euro per la manutenzione del verde pubblico e di 59.000 per quella dei parcheggi.

«Si cerca sempre di scaricare la responsabilità sugli altri –dice Loretta Prati del Pd –, questo è solo l’ultimo capitolo di una brutta storia dell’urbanistica. Se per l’Amministrazione le previsioni di 8 anni fa erano sproporzionate e le condizioni mutate, perchè non si è cambiato? C’erano due strade: non dare corso agli accordi operativi grazie alla possibilità lasciata dalla Regione o redigendo il Pug per ridisegnare l’urbanistica. Invece, si è andati avanti costi quel che costi». «Anche noi avremo voluto superare quelle previsioni sfruttando la legge regionale - fa eco il capogruppo dem, Soufian Alemani -. Senza nascondersi sarebbe stato meglio rompere con il passato, cosa che vi hanno chiesto i cittadini nel 2019. Così non è stato». Entrano nel merito anche i consiglieri pentastellati Franco Bagnara ed Eros Brunelli: «Con queste operazioni si andrà a modificare l’assetto territoriale e consentiamo una enorme cementificazione che non è stato possibile fermare. Con solo 4 accordi andiamo a consumare 22 ettari di terreno, siamo favorevoli? Noi del M5s no». Ricorda i passaggi avvenuti in passato il consigliere di Forlì e Co, Giorgio Calderoni: «Nel 2017 la famosa delibera non ha ricevuto nessun voto contrario da parte del centrodestra che oggi governa la città, in più il consigliere regionale Pompignoli fu proprio il primo firmatario per la proposta di deroga. Se oggi siamo qui a discutere è perchè il centrodestra non si è opposto e ha dato il via a questo iter». Tuona Mezzacapo: «Non partecipai al voto non perchè ero favorevole, ma per i contenuti di quella delibera. Ricordo che la Regione aveva avvisato tutti i Comuni sugli sviluppi della nuova legge regionale per lo stop al consumo di suolo, il Pd in gran fretta approvò una variante che prevedeva 96 aree commerciali. Non mi risulta che Calderoni, candidato nel 2019, abbia disconosciuto nulla. Abbiamo agito con la prudenza che ci contraddistingue». Contrarie anche le associazioni ambientaliste, e non solo, di Forlì che ieri si sono presentate in consiglio comunale con un cartello: «Non in mio nome».

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