Forlì. Morigi (Confartigianato): «Il mestiere di artigiano è molto remunerativo ma è considerato di serie B»

Mestieri manuali come calzolai, sarte, elettricisti ma anche idraulici e falegnami rischiano di sparire nonostante le prospettive di guadagno siano elevate. Professioni che, al giorno d’oggi, sono da molti ritenute a torto meno nobili di altre, e che pagano anche lo scotto di un vuoto legislativo che di fatto non permette più ai giovani di imparare il mestiere all’interno delle botteghe.
«Tutto l’artigianato è a rischio, specialmente quello artistico - afferma Luca Morigi, presidente di Confartigianato di Forlì - . Dal calzolaio alla sarta alla piccola lavanderia, tutti mestieri stanno sparendo. Per non parlare di quello più strutturato, come il falegname, un lavoro in via di estinzione per non dire già estinto per il quale serve maturare una lunga esperienza da apprendista». Cosa ha frenato l’artigianato? «Uno dei problemi principali è la mancanza di una legge sull’apprendistato - spiega -. Una volta già a 14 anni potevi assumere un apprendista e insegnargli il mestiere. Adesso finché non ha raggiunto la maggiore età devi, di fatto, solo guardare e i costi in capo all’artigiano sono elevatissimi, quasi quanto quello di un operaio. È il sistema che non dà la possibilità ai giovani di avvicinarsi a queste attività».
C’è poi un problema culturale. «Bisognerebbe fare lavoro importante all’interno delle scuole già a partire dalle elementari - prosegue il presidente di Confartigianato - per far capire che fare l’ artigiano oggi come oggi non è un lavoro di serie B ed è anche più remunerativo rispetto ad altri lavori. Non mi stancherò mai dire che tra cinque anni sarà più facile per un elettricista o un idraulico trovare un avvocato che il contrario. Bisognerebbe far capire ai genitori che fare un lavoro manuale non deve essere più visto come una occupazione non nobile. Qui in Romagna abbiamo la fortuna che abbiamo l’intelligenza nelle nostre mani, in altri Paesi non c’è la vocazione artigiana che abbiamo noi». In una società in cui sono sempre più le macchine a sostituire l’uomo in molte attività, il settore artigiano rimane appannaggio dell’abilità umana.
«L’intelligenza artigiana non sarà mai sostituita da quella artificiale - sottolinea Morigi -. Il valore delle nostre mani non è sostituibile, è necessario che le famiglie capiscano che apprendere mestieri artigiani è un investimento che darà sicuramente una posizione economica importante. Mentre nelle fabbriche puoi mettere i robot, un idraulico o un elettricista - solo per fare un esempio, non può essere sostituito».
L’associazione di categoria, che il prossimo anno spegnerà 80 candeline, ha in cantiere l’idea di sensibilizzare le famiglie in tal senso. «Ci piacerebbe organizzare degli incontri, una scuola per genitore, per far capire loro quale orientamento possono dare ai propri figli per il loro futuro - prosegue Morigi -. Purtroppo noi artigiani dobbiamo fare i conti con la mancanza di ricambio generazionale, le tasse e la burocrazia e spesso finiamo per essere noi stessi a dire ai nostri figli e nipoti di non fare artigiano. Dobbiamo sforzarci di ragionare in maniera diversa ma per farlo ci deve essere un supporto da parte delle istituzioni e dello Stato. Servono incentivi affinché questi mestieri possano essere eseguiti da giovani apprendisti perché, diversamente, è difficile che un’azienda artigiana possa prendersi carico di un apprendista finché non ha raggiunto la maggiore età».